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Truth - Il prezzo della verità

Regia di James Vanderbilt vedi scheda film

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La recensione su Truth - Il prezzo della verità

di pazuzu
6 stelle

 

Alla vigilia delle elezioni del 2004, il programma televisivo di approfondimento politico 60 Minutes, trasmesso in prima serata dall'emittente televisiva CBS, mandò in onda un reportage investigativo che accusava il presidente degli Stati Uniti in carica George W. Bush di aver sfruttato amicizie e legami familiari per evitare, tra il 1968 ed il 1973, di partire per il Vietnam e farsi destinare alla più rassicurante National Guard texana. In men che non si dica, però, una campagna mediatica di schiacciante veemenza, portata avanti con l'ausilio fondamentale dei blog, finì per ribaltare le carte in tavola, riuscendo a minare la legittimità di prove apparentemente schiaccianti e a screditare i responsabili del programma, rei di aver dato la notizia. Così, mentre Bush batté John Kerry confermandosi presidente per il secondo mandato consecutivo, Mary Mapes - produttrice del reportage e anima di 60 Minutes - si ritrovò letteralmente processata dal gotha giornalistico della propria emittente.

 

 

La storia narrata in Truth è forse già nota a molti, perlomeno nelle linee generali, ma il problema, in questa trasposizione cinematografica, sono proprio i dettagli; attingendo a piene mani dal libro scritto dalla stessa Mapes subito dopo i fatti (Truth and Duty: the Press, the President, and the Privilege of Power), il regista esordiente James Vanderbilt si premura di inserirne in ogni dialogo, per fornire un resoconto il più possibile rigoroso: meticoloso ed estremamente preciso nel ricostruire gli eventi senza tralasciare nulla, Vanderbilt impiega però mezzo film prima di riuscire a rallentare e trovare il ritmo giusto, ovvero quello che permette alla componente emotiva e relazionale di poter interagire con quella meramente espositiva (e a forte rischio di didascalia). Va da sé che ad una seconda parte liscia, scorrevole e tutto sommato coinvolgente, ci si arriva stanchi per la prima, convulsa ed eccessivamente verbosa, nella quale i personaggi sono letteralmente schiacciati dal racconto. Preso atto della meritoria scelta di voler promuovere una riflessione sui rapporti tra la stampa ed il potere ai tempi di internet, Truth resta un film riuscito solamente a metà, e in cui la maggior parte dei meriti vanno ai due notevoli protagonisti, Cate Blanchett e Robert Redford, che con le loro interpretazioni forti permettono ai caratteri di Mary Mapes e Dan Rather (suo sodale, storico anchorman del CBS Evening News) di emergere alla distanza ed avere la meglio sulla mano pesante e sulla tendenza a ridondare dell'acerbo Vanderbilt.

 

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