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Revenant - Redivivo

Regia di Alejandro González Iñárritu vedi scheda film

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Enrique

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Revenant - Redivivo

di Enrique
7 stelle

Scontro manicheo fra 2 mondi opposti, accomunati dalla terra che calpestano, dal cielo che li avvolge, dalla natura ferina che li ospita (e da poco altro).

Quello di chi calpesta la terra dei propri avi e caccia prede e usurpatori.

Quello di chi traccia nuove rotte verso la conquista e la ricchezza personale.

Uno scontro che non ammette compromessi.

Che deperisce brutalmente (dunque) i suoi “frutti” più precoci.

Leonardo DiCaprio

Revenant - Redivivo (2015): Leonardo DiCaprio

 

E che innesca un altro scontro manicheo fra altri 2 mondi opposti; anch’essi accomunati dalla terra che calpestano, dal cielo che li avvolge, dalla natura ferina che li ospita (e da pochissimo altro).

Quello di chi il Dio, cui affidare le pene della propria esistenza, ha scelto di divorare senza pietà, onde saziare bisogni contingenti (e sete di abiettezza).

Quello di chi il Dio cui affidare le pene della propria esistenza (e l’insapida vendetta) è la potenza di un ricordo che non sbiadisce (al contrario di quello altrui) e che gli dà la forza per sopravvivere (ed uccidere), nonostante tutto. Il ricordo di un incontro (più che di uno scontro) fra civiltà; miseramente prematuro.

Fino a quando è proprio ai nostri occhi (!!) che, consumata la vendetta, chiede (con uno sguardo che tradisce la tragedia di chi si attende una risposta amara) di alimentare nuova linfa vitale.

 

Celebrante è una Natura selvaggia, aspra e forte.

Bellissima e implacabile.

Nivea, eppure imbrattata di sangue.

Esaltata dall’occhio di Lubezki e da Iñárritu, che, con la sua invadente mdp, scruta tutto, da qualsiasi angolazione - facendo più di un bis (non sempre essenziale per la verità) – immergendosi/ci, fisicamente, nella dimensione rappresentata (schizzi di sangue e aloni di respiro a confermarlo), sino al disvelamento (raccontato dagli occhi di Di Caprio di cui si è detto) finale.

 

L’istinto di sopravvivenza - esaltato oltre ogni umana capacità di comprensione (leggasi, fra le altre, la caustica analisi di karugnin per credere) - incrina la buona disposizione d’animo indotta dall’ottima prova mostrata dai protagonisti… e da tutto il resto

Perchè la storia - benché (anche) non originale - risulta pur sempre avvincente.

La tecnica mirabile e poetica (“arty” per i più smaliziati). La coreografia della scena iniziale eccezionale (buca lo schermo e arriva dritta a mente e viscere).

Il resto è tanto mestiere, che non guasta.

E tanto basta per appagare i sensi e procurare soddisfazione.

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