Regia di Alejandro González Iñárritu vedi scheda film
La mimesi con la realtà, è probabilmente questa la sciagura del cinema contemporaneo. Anzi, è probabilmente questa la causa, o una delle cause principali, della morte del cinema (perché do per scontato che il cinema sia morto).
Inarritu parte forse con l’intenzione di fare un’operazione alla Herzog, e l’uso insistito ed esasperato del grandangolo, come per tentare di superare i limiti angusti dell’inquadratura per restituire un’esperienza esistenziale, sembra confermarlo. Il problema è che mentre Herzog lasciava la camera fissa in un punto lasciando che le cose “accadessero”, cercando di restituire la “verità estatica dell’immagine”, quel quid che eccedesse l’immagine e l’esperienza visiva elementare, Inarritu tenta invece di restituire tutta la concretezza e la realtà “sensoriale” di ciò che accade davanti alla macchina da presa, cercando un rapporto mimetico con la realtà tale da sfiorare quasi a tratti l’estetica del videogame (le diverse sequenze in cui assistiamo al “divenire della battaglia” davanti ai nostri occhi e che cercano di restituirne tutto il dinamismo quasi come se questa avesse luogo nell’hic et nunc della ripresa).
Ecco quindi che si viene a creare una confusione fra il distacco emotivo ed “estatico” rispetto a ciò che si mostra al di là della cinepresa tipico di Herzog, che trovava espressione nel taglio quasi documentaristico dei suoi film, e l’immersione iper-realistica nella “realtà” mostrata, tanto che il regista ha preteso addirittura che molte delle prove fisiche di Di Caprio fossero reali e non simulate.
Il risultato è un film che parte, come dicevo prima, con l’intenzione di essere esperienza “mistica”, con tanto di implicazioni morali religiose (e di riferimenti a Tarkovskij), ma che finisce col diventare un western alla Sergio Leone improntato sul tema della vendetta, senza però possederne il taglio spettacolare. Tant'è vero che "la vendetta è nelle mani di Dio", come viene detto più volte nel corso del film, però bisogna dare per forza al pubblico la soddisfazione di vedere il cattivone punito e sgozzato, non importa da chi, basta che lo sia.
Detto questo, non ritengo si tratti di un brutto film, ma neanche del capolavoro strombazzato da molti, semplicemente la riprova del tentativo del cinema contemporaneo di stupire a tutti i costi e del contestuale fallimento dello stesso.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta