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Revenant - Redivivo

Regia di Alejandro González Iñárritu vedi scheda film

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George Smiley

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Revenant - Redivivo

di George Smiley
7 stelle

Film imponente il cui valore aggiunto è costituito dagli splendidi paesaggi naturali e dall'ottima fotografia, The Revenant è un film che promette tanto ma non mantiene tutte le sue promesse: splendido e brutale in alcune parti, presupponente e scontato in altre, non graffia quanto dovrebbe ma è comunque notevole.

"The Revenant", o "la via crucis verso l'oscar": più che un film sulla sopravvivenza, un film sulla sofferenza fisica, sulla resurrezione dalla terra, ma anche sulla coscienza che ci perseguita fino alla morte. In questo caso i guai sono tutti di Tom Hardy, inseguito da un fantasma con le fattezze di Leonardo Di Caprio, qui lanciatissimo verso la sua prima statuetta dorata (dico prima perché metterei la mano sul fuoco che non sarà l'unica, ha ancora molti anni e molti film davanti e di questo passo sarà ampiamente risarcito di tutte le vittorie mancate o presunte tali), spirito dei boschi il cui corpo è libero di macerare ma la cui volontà è dura e fredda come le distese innevate che attraversa per compiere l'agognata vendetta. In mezzo a paesaggi maestosi e magnificamente marcati dalla gelida fotografia di Emmanuel Lubezki, Innaritu ci parla di un gruppo di cacciatori che lotta per la propria sopravvivenza in seguito all'attacco di una tribù di indiani Arikara. A far loro da guida ci sono il trapper Hugh Glass (Leonardo Di Caprio) e il proprio figlio, avuto da una donna indiana. In seguito all'attacco di un orso Glass non è in grado di proseguire il viaggio verso casa e viene lasciato indietro insieme a suo figlio, al giovane Jim Bridger (Will Poulter) e a John Fitzgerald (Tom Hardy), uomo gretto e meschino che accetta in cambio di una lauta ricompensa di restare con Glass fino alla morte di quest'ultimo e di assicurargli una degna sepoltura. Purtroppo le cose non vanno come dovrebbero: Fitzgerald cerca di uccidere Glass per paura di essere raggiunto dalla tribù di indiani da cui erano stati precedentemente attaccati ma, vistosi scoperto dal figlio, uccide quest'ultimo, nasconde il cadavere e con una scusa convince Bridger ad abbandonare Glass e a fare ritorno al villaggio. Glass riesce però incredibilmente a sopravvivere e, affrontando una sofferenza dopo l'altra, cerca di rimanere in vita nel selvaggio West in pieno inverno per fare ritorno al villaggio e vendicare suo figlio...

Leonardo DiCaprio

Revenant - Redivivo (2015): Leonardo DiCaprio

L'inizio del film è folgorante: con un esteso piano-sequenza Inarritu ci descrive l'attacco degli indiani ai cacciatori di pelli, entrando nel vivo della lotta e usando inquadrature strette sui corpi dei combattenti, in un rapporto carnale con il sangue e con la concitazione dell'evento di forte impatto visivo ed emotivo, passando di corpo in corpo e di personaggio in personaggio per poi riprenderli uno ad uno e farci sentire in presa diretta l'odore della terra e il rumore delle frecce che ci sibilano vicino all'orecchio. La durezza di questo incipit è eguagliata dalla ormai famosa scena dell'attacco dell'orso, in cui non vengono fatti sconti e le sofferenze di Hugh Glass le sentiamo direttamente sulla pelle, con il rumore della carne lacerata e l'impeto furibondo della bestia che non danno quartiere. A fare da cornice gli splendidi paesaggi della Columbia Britannica, luogo delle riprese scelto per riprodurre le immense valli del Nord Dakota, glaciale palcoscenico che fa da contrappunto alle dure condizioni del protagonista, il quale, abbandonato in una fossa e ricoperto di terra, trova la forza di rialzarsi in un atto simbolico di resurrezione e di rinvigorito anelito alla vita dato dal contatto con la madre terra. Lo spartano primo atto del film è dominato dal binomio violenza-sofferenza ed è di gran lunga la parte migliore del lungometraggio, capace di far salire in maniera più che proporzionale le aspettative in vista del secondo atto, nel quale però il film si affloscia e gira su sè stesso, temporeggiando troppo in vista del prevedibile scontro finale e puntando su una vena intimista e spirituale non del tutto convincente e fin troppo riempitiva, la quale spezza il ritmo e appare giustificata più che altro dalla bellezza dei paesaggi naturali di cui la cinepresa si bea. Finalmente si giunge all'atteso ricongiungimento di Glass e Fitzgerald , quest'ultimo ormai conscio di essere un animale braccato e tuttavia deciso a sopravvivere nonostante il suo inseguitore non abbia più niente da perdere e sia pronto a pedinarlo fino in capo al mondo. Il combattimento è anch'esso duro, brutale, fra uomini avvezzi a lottare per la propria vita e proprio quando Glass ha in pugno il suo odiato nemico, il sentimento che gli ha fatto percorrere miglia intere per un unico scopo evapora, lasciando la responsabilità della giusta esecuzione a Dio soltanto. Inutile dire che avrei preferito evitare questa scontata soluzione e che sarebbe stato più adatto lasciar stare la religione e sottolineare che la giustizia è amministrata dalla vera protagonista del film, ovvero la natura selvaggia.

The Revenant è sicuramente un film valido, imponente, realizzato in condizioni proibitive e nessuno può negare gli sforzi e le difficoltà affrontate dai suoi realizzatori. Tuttavia storie di questo genere sono state raccontate sin dai tempi più antichi e il cinema ne ha attinto più di qualsiasi mezzo di espressione, e The Revenant non è nemmeno una delle più memorabili, anche a causa di una sceneggiatura un po' pretenziosa in alcune parti, che temporeggia inutilmente in altre e che mette in dubbio la sua stessa credibilità (al povero Leo ne capitano davvero di tutti i colori e ci si meraviglia per lo meno di come non faccia a beccarsi una bella infezione dopo essere stato letteralmente tritato da un grizzly ed essere stato ricoperto di terra andatagli a contatto con le ferite, a non andare in ipotermia dopo un salubre bagno di svariati chilometri nel fiume o a riprendere a camminare dopo pochi giorni con una gamba rotta preda dell'umidità). Quanto alle interpretazioni, non me ne voglia nessuno ma trovo ridicolo se non apertamente cretino il fatto che per accaparrarsi un premio un attore debba: 1) affrontare indicibili vessazioni fisiche opportunamente documentate (e questo film ne è l'esempio); 2) dimagrire/ingrassare di 20 chili con rischi per la propria salute; 3) interpretare un omosessuale o un individuo affetto da una grave malattia (l'immancabile politically correct che finisce per essere ancora più discriminante di un insulto in piena faccia). Di Caprio è un bravo attore e questo è fuori questione, ma la sua interpretazione in The Revenant non ha nulla di eccezionale e dà l'idea che non gli venga data l'opportunità di esprimersi al meglio. Di gran lunga più a suo agio Tom Hardy, qui davvero "un orso" di bravura, aiutato da una naturale predisposizione per i personaggi dalla ruvida scorza e dall'animo arido. In sintesi, The Revenant è un buon film ma, alla fine dei conti, mi chiedo se davvero rimarrà nella memoria degli appassionati, lo stesso dubbio che ho per l'altro sopravvissuto dell'anno, ma questa è un'altra storia.

scena

Revenant - Redivivo (2015): scena

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