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Revenant - Redivivo

Regia di Alejandro González Iñárritu vedi scheda film

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La recensione su Revenant - Redivivo

di chinaski
7 stelle

Estremismi. Visivi, registici, attoriali. Il bianco della neve, persistente nella visione, misterioso, arcaico, terrificante. Il rosso del sangue come traccia dell’istinto animale, di un’umanità riportata alle esaltazioni primitive della violenza, il rapporto profondo e pauroso con la Natura, la sua forza incontrollabile, il suo linguaggio, incomprensibile agli occidentali, ai colonizzatori, parole fatte di vento, luce, neve, acqua, fuoco, insegnamenti che solo i nativi sono in grado di ascoltare e capire, da cui nella loro centenaria cultura, prima dello sterminio, hanno tratto insegnamenti essenziali, quelli di una convivenza dentro la Sua potenza e meraviglia. Combattimenti, arti tranciati, la carne, i brandelli, la vita fatta di ossa rotta e ferite, cicatrici e squartamenti, i corpi portano i segni di quel linguaggio arcaico, che racconta, attraverso di essi, una storia più antica, di una lotta per la sopravvivenza, di chi non sapeva ascoltare la Natura e la affrontava non per conoscerla ma per sfruttarla. Le pelli, la caccia, i germi del capitalismo e del denaro in un luogo sacro, dove le divinità finiscono per riprendersi tutto quello che gli è stato sottratto.

 

Vendette e Respiri.

 

Ritornare alla vita per toglierla ad un altro. Un lungo percorso di ricerca, di discesa interiore, di risalita verso l’inferno. Nessuna purezza, nessuna redenzione. Solo l’immenso scorrere della realtà, in ogni sua infinita manifestazione. Gli uomini dell’occidente appaiono in tutta la loro miseria, i nativi nella loro innata regalità. Lo sguardo della figlia di un capo indiano, rapita e stuprata, sul dorso di un cavallo, la superiorità di quello sguardo, capace di cogliere nella sua essenza un mondo che per altri rimarrà solo espressione di una volontà in grado di atterrire ed uccidere, un mondo che, invece, è capace di accogliere i propri figli, immergendoli in una sfera sensoriale in cui ogni cosa è connessa, in cui Dio si esprime nel silenzio dei boschi, nelle gocce di neve che si sciolgono, nella luce che culla i primi vagiti dell’alba.

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