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Captain Fantastic

Regia di Matt Ross vedi scheda film

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La recensione su Captain Fantastic

di nickoftime
7 stelle
Il rifiuto dei valori della società contemporanea in favore di un modello  di comunità radicalmente opposta è un utopia che il cinema più recente aveva  già trattato attraverso due titoli che pur nella diversità dei presupposti organizzativi e in quella della filiera distributiva avevano finito per raccontare la medesima storia: parliamo di “Mosquito Coast” di Peter Weir, realizzato nel 1986 e interpretato da Harrison Ford, e nel 2005 di “La storia di Jack e Rose” siglato da Rebecca Miller e con Daniel Day Lewis nel ruolo del protagonista. In entrambi casi infatti la fuga dal mondo voluta dal carismatico patriarca in nome di un un ritorno allo stato di natura e ai principi che lo regolano faceva i conti in maniera drammatica con le disfunzioni familiari provocate dall’instabilità del nuovo stile di vita. Della stessa materia narrativa si compone la trama che sta dietro all’opera seconda di Matt Ross, il quale, nel mettere in testa al suo protagonista la convinzione di riuscire a disfarsi delle ipocrisie dell’American Way of Life rifugiandosi con la moglie e i loro sei figli nelle foreste del nord degli Stati Uniti, mette in scena l’eterno conflitto tra pratica e teoria. Quest'ultimo destinato a montare all’indomani della morte dell’amata Leslie, quando i retaggi della vita passata tornano a manifestarsi con la richiesta dei genitori della donna di occuparsi dell’educazione dei propri nipoti. 
 
 
Travestito da cinema indipendente a cui “Captain Fantastic” appartiene per caratteristiche finanziarie e per l’eccentricità del soggetto, il film di Ross si inserisce  nel filone dell’attuale produzione indie riuscendo a scansarne le derive più manieriste ma confermando la tendenza di una cinematografia oramai abituata a civettare con gli scenari del mainstream,adottati quando si tratta di mettere i protagonisti nella condizione di ritornare sulle proprie decisioni puntando a ricomporre le situazioni anche a dispetto della loro  evidente criticità; e poi nell’indubbia empatia dei personaggi, dal primo all’ultimo capaci di conquistare il cuore dello spettatore per l’umanità che tracima dalla credibilità con cui Viggo Mortensen e i suoi giovani colleghi si prestano a interpretarli. Romanzo di formazione anomalo per il fatto di esserlo tanto nei confronti dei ruoli adulti che di quelli più giovani, “Captain Fantastic” può permettersi di fare un bignami del pensiero della sinistra radicale americana senza perdere una stilla della propria umanità. Un plauso speciale va poi al casting del film per la comunicatività degli attori meno navigati.
(icinemaniaci.blogspot.com)
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