Regia di Delmer Daves vedi scheda film
Al solito Daves non va mai sotto la soglia del buono o del discreto. Questo è certamente un film riuscito, ricco di tensione, senza momenti morti, in cui Daves mette molto di ciò che aveva visto nel suo intercorso, da bambino, con gli indiani di una riserva. L'opera ha però il merito di non presentare indiani e bianchi come buoni/cattivi. Poi fa un discorso morale in realtà molto complesso sull'uso della violenza e sulla vendetta, che risolve nella scena finale del processo. Il personaggio di Widmark viene approvato e ampiamente giustificato per le persone che ha ucciso. La vendetta sarebbe legittima quanto si ha subito torti o lutti. E qui sta il punto. Benché anche la morale del giudice scricchioli in più punti, non riesco ad approvare l'etica del protagonista, che se applicata da tutti renderebbe il mondo una catena di omicidi molto più di quello che lo è già. La legittima difesa è una cosa, ma l'ammazzare tutti quelli con cui hai conti in sospeso... Trovo in questo senso impossibile giustificare l'omicidio dello sceriffo, che pure era una carogna, ucciso lanciandogli un'ascia sulla testa, quando non vi era un vero motivo.
A parte il fatto che non condivido l'assunto morale, è un bel film, con bei paesaggi e una bella storia d'amore. Ricorda abbastanza "Hombre" di Martin Ritt.
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