Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film
Capolavoro -uno dei tanti del grande Hitch- nel quale l'attesa, vera chiave di volta per un thriller di successo, è tagliente quanto un rasoio.
Nel 1963 Alfred Hitchcock era reduce da un lustro in cui aveva inanellato quattro capolavori su quattro film realizzati. “L'uomo che sapeva troppo”, “La donna che visse due volte”, “Intrigo internazionale” e “Psyco” sono quattro titoli che darebbero a chiunque credito illimitato, e infatti Hitch era a quei tempi l'unico regista a potersi sempre permettere l'ultima parola quando gli Studios di Hollywood cercavano di dire la loro (di solito modificando il finale scelto dall'autore). In “Gli uccelli”, versione cinematografica del romanzo omonimo di Daphne Du Maurier (adattato da Evan Hunter) Hitchcock dimostra ancora una volta che la chiave di volta della paura non sono sangue e violenza, ma bensì l'attesa, il lentissimo conto alla rovescia per un climax che quando arriverà sarà quasi un sollievo per lo spettatore. Il film venne proiettato fuori concorso al Festival di Cannes del 1963 ricevendo eccellenti critiche da parte di pubblico e addetti ai lavori ed è da annoverare senz'altro fra i grandi capolavori del Maestro. Nell'ottobre del 2007 Platinum Dunes e Mandalay Pictures annunciarono un progetto congiunto per la realizzazione del remake del film, con Martin Campbell alla regìa e Naomi Watts nel ruolo che fu di Tippy Hedren, ma sono passati da allora sette anni e non se n'è fatto ancora niente. Per fortuna, aggiungerei, perché i capolavori è meglio lasciarli stare.
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