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Tutti gli uomini del Presidente

Regia di Alan J. Pakula vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Tutti gli uomini del Presidente

di rocky85
8 stelle

"In questa storia non c'è niente in gioco a parte il primo emendamento della Costituzione, la libertà di stampa e forse anche il futuro del paese."

1972. L’America sta vivendo una situazione storica complessa: la guerra in Vietnam continua ad alimentare aspri dibattiti, osteggiata da gran parte della popolazione, dai movimenti pacifisti e dal Partito Democratico. Nonostante questo, il Presidente Richard Nixon, repubblicano, è stato appena rieletto alla guida del Paese per altri quattro anni. La notte del 17 luglio una guardia di sicurezza sente degli strani rumori all’interno del Watergate Complex, enorme edificio che ospita, al sesto piano, il quartier generale del Comitato nazionale del Partito Democratico. Gli agenti di polizia giunti sul posto, scoprono all’interno cinque uomini e li arrestano. Semplice effrazione con scasso, a quanto sembra. Eppure per il giornalista del Washington Post Bob Woodward, incaricato dal suo giornale di scrivere un pezzo sull’avvenimento, qualcosa non torna. Soprattutto quando uno degli imputati afferma di aver lavorato per la CIA. Tornato in redazione, si confronta con il collega Carl Bernstein, anch’egli interessato all’accaduto. I due cominciano ad indagare, nonostante le diffidenze dei direttori del giornale, che vorrebbero affidare il caso ad alcuni giornalisti più esperti. “Segui il denaro”, è l’indicazione che Woodward riceve da un suo informatore di fiducia. Ed è proprio seguendo il denaro pagato ai cinque che si sono introdotti nel Watergate, che si scopre una fitta rete di connivenze che porta dritto agli uffici Presidenziali. Tra mille difficoltà, Woodward e Bernstein scoprono che l’effrazione all’interno del Watergate aveva lo scopo di piazzare degli strumenti in grado di intercettare abusivamente tutte le comunicazioni che avvenivano tra i membri del partito democratico. La notizia è enorme, ma i due impavidi giornalisti non sanno come provarla. Inoltre, più vanno avanti nell’inchiesta e più i due capiscono di rischiare la loro stessa vita.

1976. Lo scandalo Watergate, che ha cambiato le sorti politiche del Paese, è ormai alle porte. Due anni prima, il Presidente Nixon si era dimesso. Robert Redford, divo di stampo liberale, decide di produrre un film basato sul libro-inchiesta scritto da Bob Woodward e Carl Bernstein, i due giornalisti che avevano contribuito a smascherare il complotto ordito da Nixon nei confronti del Partito Democratico. La regia viene affidata ad Alan J. Pakula, che aveva già dato prova di maturità nel dirigere il thriller politico Perché un assassinio (1974). Redford si ritaglia per sé il ruolo di Bob Woodward, mentre quello del collega Bernstein viene affidato a Dustin Hoffman. A completare il cast, l’ottimo Jason Robards nel ruolo del direttore del giornale Ben Bradlee (e che vincerà un Oscar per la sua interpretazione), Jack Warden e Martin Balsam. Tutti gli uomini del Presidente (che trae il titolo da una filastrocca che recita più o meno così: “All the King's horses and all the King's men couldn't put Humpty together again”) è uno dei punti cardine della cinematografia americana degli anni Settanta. Perché riesce a fotografare bene la situazione politica di un Paese che vive momenti concitati, e lo fa attraverso le regole del thriller di inchiesta. Perché, nonostante la vicenda sia ormai arcinota ed anche la sua conclusione, Pakula sa creare tensione, sa essere incalzante nelle claustrofobiche ambientazioni nella redazione giornalistica, contraddistinte dal suono costante della macchina da scrivere. E riesce a tenere desta l’attenzione per tutti i suoi 130 minuti. Alla fine, quello che ne viene fuori è lo spaccato di una Nazione ma soprattutto un importante saggio su come debba essere svolta la professione del giornalista. Perché c’è una frase che tiene a galla i due giornalisti, soprattutto durante i momenti più sconfortanti: “Quando li tieni per le palle, il cuore e la mente seguiranno”.

 

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