Regia di Mark Osborne vedi scheda film
Riprendendo fedelmente il libro nella prima parte (con ovvi tagli che banalizzano tuttavia non ne modificano l'atmosfera), il film fa la scelta giusta, esponendo una piccola interpretazione al racconto (senza troppi riferimenti all'opera e senza toglierne il mistero intrinseco) e creandone un adeguato seguito, attualizzandolo. Certo è che nella seconda parte dell'opera si riconosce lo stile più comune ad altri film animati contemporanei ma è altrettanto importante ricordarne l'intensità emotiva e contenutistica, mai infedele alla favola originale.
Tutto è al suo posto: la scelta di utilizzare il vecchio pilota come tramite fra il vecchio e il nuovo mondo, quella di collocare una bambina e sua madre in un mondo ormai vuoto, grigio, e terribilmente possibile, quella di utilizzare lo stop-motion per narrare la storia del libro dando così un tocco vintage e nostalgico adattissimo, la colonna sonora curata da Hans Zimmer.
Ma soprattutto si mantiene lo spirito adatto per tutta la durata, senza esagerazioni nell'humor o nell'azione (dove invece è sempre facile cadere negli ultimi film d'animazione). L'esaltazione della fantasia, dell'ingenuità fanciullesca, l'importanza di non dimenticare cosa è importante rimangono sempre in primo piano ed è proprio da queste tematiche, così difficili da portare sullo schermo, che scaturisce l'emozione.
Le sequenze da brivido sono tante ed altersì quelle da lacrime: come le rappresentazioni del libro ma ancor più quelle della storia principale, dove la poetica del piccolo principe prende sempre più il cuore della piccola come quando insegue disperata l'ambulanza o quando capisce cosa vuol dire guardare col cuore, vedendo l'alba del piccolo principe.
Si, il libro è meglio, più profondo, intramontabile. Il film non è la sua trasposizione: prende alcuni elementi, li sottolinea e li porta in un mondo diverso, nel nostro. Riesce in un compito molto arduo ovvero soddisfare esigenze pragmatiche non mancando di rispetto all'opera originale.
Si, il film avrebbe potuto esaltare il suo lato poetico tralasciando completamente lo stile enfatico adottato da tanti altri. Lo avrei preferito. Tuttavia sarebbe stata la decisione giusta? Sarebbe arrivato qualcosa ai bambini abituati ai ritmi del cinema odierno?
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