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Cloro

Regia di Lamberto Sanfelice vedi scheda film

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La recensione su Cloro

di pazuzu
7 stelle

Jenny ha diciassette anni e in mente un solo obiettivo, diventare una stella del nuoto sincronizzato: quotidianamente si allena per prepararsi agli imminenti campionati italiani, ai quali è in predicato di partecipare in coppia con l'amica Flavia nella categoria doppio sincro.
Jenny ha diciassette anni, e tanta paura che qualcosa di troppo grande stia cercando di spazzare via il suo sogno: la morte della madre, giunta improvvisa e inattesa, ha gettato il padre, Alfio, in una profonda depressione che gli è costata prima il posto di lavoro e poi di conseguenza la casa, che la banca ha deciso di riprendersi.
Costretta ad andar via da Ostia, cuore del litorale romano, per finire in pieno appennino abruzzese a vivere in una baita sperduta sul monte della Majella messa a disposizione dallo zio Tondino, Jenny si ritrova di colpo a dover badare sia al frastornato fratellino di otto anni, Fabrizio, che al derelitto padre, e di conseguenza a dover compiere passi importanti come quello di abbandonare gli studi e rimediare un impiego da inserviente nel vicino hotel Splendor, per portare - almeno lei - qualche soldo a 'casa'.
Aggredita dalla realtà, fa comunque di tutto per difendersi, e quando scopre avere l'hotel stesso una piscina, decide di approfittarne utilizzandola di nascosto, per lo più la notte, per allenarsi. Con in testa ancora lo stesso obiettivo.

Con alle spalle giusto un paio di corti girati alla New York University durante gli studi nel 2009 ed uno prodotto in patria tre anni dopo (Il Fischietto) e circolato solo nei festival di settore, nel 2015 Lamberto Sanfelice ha visto Cloro, il proprio esordio sulla lunga distanza, selezionato da kermesse importanti quali il Sundance e la Berlinale: un risultato importante già di per sé, raggiunto in virtù di uno stile e di una sensibilità che agevolmente lo collocano nell'alveo del cinema indipendente internazionale.

Quello che il giovane regista e sceneggiatore romano mette in scena in maniera lineare e credibile è un doloroso racconto di formazione tutto giocato sui contrasti: il mare contro la neve, il passato contro il presente, i desideri contro le necessità, l'egoismo contro il senso di responsabilità; e non è un caso che scelga per la sua protagonista (interpretata da una bravissima Sara Serraiocco, alla seconda prova da applausi dopo quella in Salvo) uno sport come il nuoto sincronizzato, nel quale all'armonia e all'eleganza dei movimenti lasciati emergere fa da contraltare la frenesia e la durezza di quelli che restano sotto il pelo dell'acqua, suggerendo una metafora limpida e chiara della vita e delle sue difficoltà.
Questa tendenza al linguaggio figurato, volto ad esemplificare e semplificare, pare a tratti più un limite che una dote, figlia di un approccio schematico alla scrittura che il tempo e l'esperienza sapranno limare; purtuttavia, Sanfelice ha talento nel creare immagini comunicative e affascinanti, nel restituire espressività agli spazi e ai silenzi, e nel far interagire i paesaggi con i personaggi rendendo questi ultimi, oltre che sinceramente umani, genuinamente reattivi al contesto: tutto ciò, quasi rinunciando al soccorso della musica, presente solo come sottofondo d'ambiente nelle scene in piscina con le uniche eccezioni della catartica Comets dei Fanfarlo, chiamata ad esplodere come contrappunto ad un momento particolarmente liberatorio, e di un sobrio commento sonoro sui titoli di coda.
Non è poco per un'opera prima.

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