Regia di Jennifer Yuh, Alessandro Carloni vedi scheda film
Il celebre franchise della Dreamworks mostra un po' la corda con un secondo sequel che è poco più che la copia sbiadita dell'originale. Non è un film brutto, anzi la resa visiva è sbalorditiva, ma non ha granché senso ripetere all'infinito il medesimo canovaccio. VOTO: 5
Dopo i primi due estremamente remunerativi capitoli, la saga di “Kung Fu Panda“ tira un po' i remi in barca e ci consegna un film che è nient'altro che la brutta copia dell'originale. Infatti, sebbene visivamente sbalorditiva, non posso dire che questa terza consegna delle gesta del panda gigante Po mi abbiano davvero entusiasmato. Francamente, da un franchise che in un primo momento si era distinto per originalità mi aspetterei qualcosa di più che non: “Ok, anche questa volta introduciamo un nuovo personaggio (il padre biologico di Po), anche questa volta accenniamo a una crisi d'identità del protagonista, anche questa volta riesce a venire a patti con se stesso giusto in tempo per sconfiggere -against all odds- il nuovo straordinario nemico che anche questa volta inseriamo nell'equazione”. Ecco, mi aspetterei qualcosa di più, qualche idea nuova, qualche 'rischio' da parte di autori e produttori. E la sorpresa per me è ancor maggiore considerando che tra il primo e questo secondo sequel son passati ben 5 anni, quindi non esattamente un progetto realizzato a caldo e con tempi strettissimi che avrebbero in tal senso potuto condizionare in tal senso la natura dell'opera. Detto ciò, i bambini lo apprezzeranno comunque (il mio lo ha apprezzato, quanto meno) perché ritmo, colori e coreografici combattimenti non fanno assolutamente difetto. Al botteghino le cose andarono decisamente molto bene ma non stratosfericamente bene come era invece accaduto nel 2008 e nel 2011 per i primi due film della serie. La buona nuova è che con il quarto capitolo, appena visto al cinema (marzo 2024), hanno decisamente cambiato rotta mostrando quella dose di coraggio che qui era mancata.
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