La recensione su Poltergeist

di maghella

6 stelle

Non mi hanno mai convinto i remake dei film horror di successo, e pare che ultimamente non si sappia fare altro. Poltergeist (quello originale del 1982) non mi ha mai fatto impazzire come film. Pur essendo firmato alla regia dal grande Tobe Hooper, la mano del produttore Steven Spielberg è troppo presente, contaminando non poco la personalità e la riuscita finale del film. All'epoca ci furono anche molti “pettegolezzi” su chi in realtà avesse diretto il film, tanto che Spielberg dovette comprare una pagina intera dell'Hollywood Report per chiedere in qualche modo “scusa” all'amico regista, e chiarire una volta per tutte che il film era stato diretto esclusivamente da Tobe e da nessun'altro, ringraziandolo per la sua disponibilità e per la sua collaborazione creativa. Questo per dire che Poltergeist, pur trattando di case infestate e presenze demoniache, l'ho sempre visto più come un film al limite del fantastico, poco horror, nonostante alcune scene ben riuscite... e sicuramente poco cattivo per essere di Tobe Hooper.

Il remake di oggi? Lo confesso, mi sono avvicinata a questo ultimo Poltergeist con poca convinzione e poca curiosità, anche se mi piaceva vedere come il balzo temporale tra il primo e il secondo film giocasse a favore di quest'ultimo. Dal 1982 a oggi infatti le conquiste tecnologiche sono state tantissime e questo non poteva che non essere favorevole per idee creative ed originali.

In effetti il film comincia bene e nel primo tempo è buono, mantenendo i giusti ritmi e creando non pochi momenti di autentica tensione. Purtroppo, come c'era da aspettarsi, la seconda parte viene trattata con più approssimazione nei dialoghi e i personaggi sono privi di vero spessore psicologico. L'acchiappafantasmi è poco incisivo e tutto si regge sugli ottimi effetti speciali.

Mi è capitato sempre più spesso di vedere sciupati nel secondo tempo spunti e buone intuizioni che erano stati sviluppati nel primo tempo con una certa attenzione. Come se ci fosse una sorta di timore ad essere un po' più incisivi e cattivi. Il remake porta ad adagiarsi di per sé su una trama di successo, mi piacerebbe vedere ogni tanto una nota di coraggio con l'inserimento di qualche cosa di ancora non detto. Invece qui (e non solo) c'è come una sorta di “carosello” di citazioni non solo dell'originale Poltergeist ma anche di trovate “già viste e sentite” in altri film.

Penso che possa divertire molto un pubblico adolescenziale, un film adatto per una multisala con aria condizionata in una serata afosa di inizio estate, nulla di più... proprio come da copione.

Molto carina la piccola Kennedi Clements, nella parte di Maddison, che fu nel primo film e in tutti gli altri che seguirono la saga, di Heather O'Rourke. Kennedi, a differenza di Heather, non è biondissima e diafana ma sa comunque essere una presenza determinante per il film.

Certo è che per quelli della mia generazione rimarrà sempre e solo lei, la piccola Heather-Carol Anne, la unica e sola bambina che sparisce nella televisione.

Curiosità per gli appassionati.

La piccola Heather fu scoperta da Spielber che aveva solo 5 anni (altra intuizione geniale di Spielberg) e fu sempre e solo lei la protagonista della trilogia di Poltergeist, che durò fino al 1988. Purtroppo proprio durante la lavorazione del terzo Poltergeist, a seguito di una operazione andata male -le era stato diagnosticato poco tempo prima il morbo di Crohn- morì prima dell'uscita del film. Aveva solo 12 anni, Poltergeist III è dedicato alla sua memoria.