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Sing Street

Regia di John Carney vedi scheda film

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Paul Hackett

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La recensione su Sing Street

di Paul Hackett
8 stelle

Dublino, 1985: il quindicenne Conor Lalor ha due genitori in crisi, una sorella silenziosa e remissiva e un fratello maggiore perdigiorno che lo istruisce sulle evoluzioni della musica pop. Per conquistare l'inavvicinabile aspirante modella Raphina ed evadere dall'atmosfera plumbea della terribile Synge Street, severa scuola cattolica popolata da bulli e facinorosi che è costretto a frequentare per le difficoltà economiche familiari, il ragazzo decide di mettere su una band di musica "futurista".

 

Sing Street è una sorta di film "multistrato", che contiene molteplici livelli di interpretazione. Innazitutto, si tratta di un omaggio alla musica anni 80 o, ancora meglio, un omaggio al modo in cui una generazione ha vissuto ed elaborato quella musica; poi, inevitabile, il riferimento alle teen-comedy americane alla John Hughes (Breakfast Club, in maniera particolare) e l'evidente richiamo a commedie musicali come The Commitments, ma anche Footlose (il tema della musica con la quale liberarsi dall'autorità degli adulti) e persino Grease (la prima apparizione di Raphina sembra citare apertamente la comparsa in scena di Sandy in versione bad-girl). Nella pellicola di John Carney non manca il dramma familiare (la dissoluzione del rapporto tra i genitori di Conor), la critica storica al pesante controllo effettuato dalla chiesa cattolica nella società irlandese di qualche decennio fa e ancora il toccante tema del rapporto tra i due fratelli, vero fulcro attorno al quale ruota l'intera pellicola (come si evince anche dalla dedica finale).

 

Il film, manco a dirlo, è molto carino e davvero strepitose sono le canzoni originali, scritte dallo stesso regista, talora in collaborazione con Glen Hansard, musicista irlandese, già componente dei Commitments e poi leader dei Frames (nei quali ha brevemente militato come bassista lo stesso Carney). Non mancano difetti e inconguenze: la band di ragazzi diventa brava fin troppo in fretta, il fratello Brendan, con la sua immagine sdrucita e l'attitudine slacker, sembra più un grunge ante-litteram che un figlio degli anni 80 appassionato di Duran e Spands, diverse sottotrame si perdono per strada e il finale è fin troppo ridondante e favolistico, però Sing Street si lascia guardare volentieri, soprattutto da chi quegli anni li ha vissuti in prima persona.

 

Come sempre, nel cinema britannico, grande prova di tutto il cast, composto prevalentemente da giovanissimi. Perfetta, credibile e ovviamente bellissima la "musa" Lucy Boynton, molto bravi anche i due "fratelli" Ferdia Walsh-Peelo e Jack Reynor. Nel ruolo della madre, nonostante l'inevitabile peso degli anni che passano inesorabili, fa piacere rivedere il bel volto di Maria Doyle Kennedy, splendida corista nell'ampiamente citato The Commitments.

 

Il voto più giusto sarebbe probabilmente 7, ma sono nato nel 1970 come Conor e concedetemi l'indulgenza di un minimo di immedesimazione: 8/10.

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