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Sing Street

Regia di John Carney vedi scheda film

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La recensione su Sing Street

di will kane
8 stelle

I tanto rimpianti , di quest'epoca, anni Ottanta, sono stati un'ondata in cui pareva che l'immagine fosse andata al Potere, mentre erano in corso: ripudiati troppo presto dall'intellighenzia, come rimpianti fin troppo dall'opinione pubblica di oggi, sono stati una decade molto pop. "Sing Street" è ambientato nella Dublino del 1985, vista da un quindicenne, che per far colpo su una bellissima nata un anno prima, mette su una band, e proietta su quello l'inquietudine e la frenesia della sua adolescenza viva: è il momento in cui emergono fenomeni musicali come i Duran Duran, i Cure, e di  conseguenza, tutto ciò influisce sia sul look, parola all'ordine del giorno in quegli anni, e sul genere musicale del gruppo, che muta a ogni ventata presa dai ragazzi. Se in casa non c'è più pace, il fratello più grande, a ventun anni è già in vena di filosofie, spesso azzeccate, e di rimpianti, a scuola vige un impianto repressivo, l'unica è buttarla in musica, e forse un'incerta fuga è svoltare davvero. Diretto da un regista già apprezzato nella commedia sentimental-musicale "Tutto può cambiare",  con qualche difetto ma a cui non mancava la grazia evidente anche in questo lungometraggio, "Sing Street" è una sferzata rinfrescante, pur se parla di passato, di trent'anni fa, e di una giovinezza forse illusoria ma carica di tanto ottimismo, nonostante il grigio dei giorni in cui pare che non accada nulla, e del consolidato che impera  e circonda. C'è lo spirito di un'adolescenza in procinto di esplodere, di passioni epiche che durano un giorno, si rinnegano la sera, e riprendono più forti la mattina dopo, e da coetaneo del protagonista, rivivere l'atmosfera di quel periodo, nella sua concezione più pura e vivace, è un ulteriore elemento di interesse e di gradimento . Però il film è valido per chiunque, dalle generazioni più mature a quelle più verdi, per la scarica di ottimismo e di ironia consapevole di cui è capace, e per come sa raccontare la goffaggine tenera di un'età della vita irripetibile e scioccamente meravigliosa. Da John Carney è lecito aspettarsi nuove belle cose, e occhio al trio Ferdia Walsh-Peelo, che interpreta il protagonista, Lucy Boynton, che è l'inquieta Raphina, e Jack Reynor, fratello maggiore e sognatore suo malgrado: espressivi e densi, potrebbero farsi strada. 

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