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Sing Street

Regia di John Carney vedi scheda film

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La recensione su Sing Street

di supadany
7 stelle

C’è ancora la musica nel cuore del terzo film di John Carney, che segue un gruppo di ragazzini irlandesi, insegnando a guardare con occhi diversi. La vita reale sarà anche un’altra cosa, i tempi sono profondamente cambiati, ma il punto di partenza è provarci. Fisiologicamente rigenerante, ingenuo come può essere uno sguardo non ancora contaminato.

John Carney e la musica, su spartito romantico, atto terzo. Di solito, a un autore si chiede di evolversi, di uscire dai luoghi all’interno dei quali ha già dimostrato di sapersi muovere in piena sicurezza, ma fin quando i risultati sono soddisfacenti, apportando variazioni al più parziali, si può anche procrastinare la richiesta del (comunque inevitabile) passo in più.

Ancora una volta, il tratto distintivo funziona, come se ci trovassimo in un’ipotetica bisettrice tra i precedenti Once e Tutto può cambiare, per rappresentanza dei luoghi, tipo di racconto e tenore.

Dublino, 1985. La crisi morde e il giovane Conor (Ferdia Walsh-Peelo) si trova catapultato di punto in bianco in una nuova realtà scolastica e quasi per scherzo, quando conosce e approccia l’avvenente Raphina (Lucy Boynton), trova un rifugio nella musica, costituendo un gruppo improvvisato.

Comincia a scrivere pezzi ispirandosi ai miti del momento - grazie anche ai consigli di suo fratello maggiore Brendan (Jack Reynor) - e a girare con passione dei video musicali, mentre il suo sentimento per Raphina cresce e il sogno di libertà, associato a una nuova vita, diventa sempre più incombente.

 

Ferdia Walsh-Peelo, Lucy Boynton

Sing Street (2016): Ferdia Walsh-Peelo, Lucy Boynton

 

C’è sempre bisogno di speranza, pur non sapendo bene se il futuro possa sorriderci, occorre lanciarsi, prendere tutto il coraggio disponibile e sperimentare nuovi percorsi, così che le difficoltà possano trasformarsi in occasioni e il motto «Yes, we can» conquistare la ribalta.

Con Tutto può cambiare, John Carney aveva mostrato un’empatia contagiosa che in Sing street trova nuovamente risultanti congrui, almeno per come sono srotolati gli eventi, per cui al regista interessa arrivare (solo) fino a un certo punto, con l’obiettivo a primeggiare sul conseguimento reale della meta.

Sing street ci mette realmente poco ad accendere il motore della macchina del tempo, con un balzo nel vivo degli anni ottanta, tra un’adolescenza tutt’altro che facile, problemi familiari e luoghi ostili – l’istituzione scolastica a matrice religiosa - snocciolando coordinate precise, come l’impatto del videoclip e, più in generale, la rilettura che è possibile apporre oggi, così come nei ricordi, aspetto possibile soprattutto per alcune precise fasce di età, cui basta veramente poco per finire imbrigliati nella rete.    

Oltre la figura centrale di Conor, primeggiano i rapporti costituiti attorno a lui; un duetto di cuore perseguito con tenace ostinazione, l’amicizia che porta a fare un passo in più come se tutto fosse un’avventura senza reali conseguenze e il legame fraterno, imperniato sull’importanza di prendere al volo le occasioni e sui consigli di Brendan che assume i connotati di un guru musicale, una figura di supporto da cui attingere. Tutto intorno, una colonna sonora griffata scandisce i tempi, tra vivacità e scorci più aggressivi, in stile revival con brio, con un gruppo adatto per ogni stagione (dell’animo), ad esempio i The Cure per i felici e tristi.

Anche le scelte dei giovani volti sembrano indovinate, sembra di rivedere I Goonies, o il gruppo di amici di Stand by me, calati, con tutte le caratterizzazioni del caso, in un ambiente differente, con toni da favola urbana, recepibili come pregio o limite, e angoli di fantasia dove tutto si aggiusta, vedi la prova a scuola, per condurre in improvvise rapsodie. Questo senza scordare la ribellione a un sistema chiuso che soffoca le ambizioni inducendo al fallimento di se stessi, con uno spirito d’indipendenza e coraggio che fluisce con energia dallo schermo.

Probabilmente, è un po’ tutto troppo accomodato, ma la strada è battuta con decisione e adesione, c’è indubbiamente più di un’ingenuità, ma si ricade pur sempre in un periodo, storico e proprio della gioventù, in cui l’avventatezza della passione e del romanticismo, tra il goffo e lo spericolato, suonano sullo stesso spartito.

Un toccasana per l’umore, una pagina di cinema cui non manca la voce, anche quando la valvola di sfogo non funziona alla perfezione.

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