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Troppo forte

Regia di Carlo Verdone vedi scheda film

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La recensione su Troppo forte

di maso
7 stelle

 

 

Troppo Forte cade esattamente a metà degli anni ottanta, in un periodo nel quale la vecchia guardia che aveva incarnato la commedia all'italiana cercava di passare il testimone alla nuova generazione che doveva rivitalizzarla, non è un caso che ci sia un caposaldo come Sordi in questo film a spalleggiare Verdone factotum anche troppo......cioè  troppo forte, sulla carta...... ma in realtà non adatto a rivestire tutti i ruoli richiesti per creare un grande film.

Una volta Age e Scarpelli scrivevano, Risi dirigeva e magari Sordi interpretava, qui invece ha fatto tutto Verdone, con qualche aiuto ovviamente, ed ovviamente era impossibile che potesse eccellere ovunque.

Quello che funziona di più in Troppo Forte è l'aspeto puramente comico di certe scene in cui Verdone dimostra di saper far ridere il pubblico con la mimica e le battute del suo personaggio coatto e sognatore, finto cattivo e con scarse doti di attore che fantastica su un ruolo alla Rambo anche se lo spaventa il pensiero di montare su un aereo e volare ad Hollywood.

La scena iniziale in cui ha in pratica un amplesso con un flipper è ottima, come quella sulla spiaggia con il commento della vecchia ribaltato dal marito mentre un inebetito Oscar Pettinari si gode una full immersion di madrelingua inglese, tutti i siparietti con l'avvocato Pignacorelli in Selci interpretato da un Sordi esilarante e probabilmente alla sua ultima prova di rilievo: l'Albertone nazionale ha in bocca battute che spaccano come "Uno squarcio lungo quanto un braccio da quea parte", "Questa nun è una milza ....è na bocca de leone" , "Tutti jhollevati tutti".

Insomma Troppo Forte per me è un film divertente, e se si considera che Verdone è prima di tutto un comico bisogna dargli la sufficenza, dove zoppica anche se si muove è nella scrittura in cui le magagne di Oscar Pettinari sono accentuate dalla presenza in casa sua di Nancy, stella cadente del cinema americano che lo ha danneggiato in un falso incidente d'auto da lui architettato mediante il quale ha causato il blocco produttivo del film in lavorazione a Cinecittà, fra Star Wars e Flash Gordon.

La ragazza scaricata da tutti viene aiutata dal coatto sognatore ma la sottotrama che la vede interagire con Oscar mentre lotta con i dubbi sul suo futuro nel mondo del cinema è gestita con parecchia superficialità, l'attrice è carina ma un po' anonima e lo spettatore è poco interessato al suo destino alla fine della storia.

Emerge invece l'ascesa e la caduta di Oscar Pettinari che nonostante tutto stava per svoltare ma l'avvocato Pignacorelli lo conduce prima alle porte di Hollywood con un bel mucchio di soldi in dote per poi rigettarlo nella borgata con una milza in meno, una bobina di debiti in più e l'anonimato più totale.

Non molti considerano il fatto che il film si conclude con una vena di ironia su un Rambo redivivo che Oscar non sarà mai e tralascia completamente il piccolo particolare che dopo questa vicenda il protagonista rimarrà senza moto, sommerso dai debiti e prossimo allo sfratto evidenziando una scrittura debole e superficiale.

Verdone tocca pero' il fondo con una regia scarsa che più scarsa non si può, non tanto nella direzione degli attori che ricoprono ruoli congeniali a loro come l'onnipresente Mario Brega ma sotto l'aspetto puramente tecnico: la luce, la messa in scena, il soppesare le inquadrature e gli stacchi di certe sequenze, come se questo aspetto nella produzione di un film non sia importante e invece lo è eccome ma sarebbe stato peggio non far ridere filmando immagini che fanno invidia a Stanley Kubrick e John Alcott.

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