Regia di Nancy Meyers vedi scheda film
Film in linea con il resto della produzione di Nancy Meyers, regista tecnicamente brava che però, racconti quel che racconti, finisce sempre col raccontare la medesima storia di comprensione e amore universale condita da morale(tta) da supermercato.
Dopo la commedia “Gli stagisti” di un paio di stagioni or sono, torna la figura dello stagista 'fuori tempo massimo' in un film di Nancy Meyers, regista che racconti quel che racconti finisce sempre col raccontare la medesima storia di comprensione e amore universale. E se il livello di situazioni e dialoghi messi in scena è qui (e un po' in generale nei suoi film) di livello dignitosissimo, resta quel senso di ripetitività, di paura, quasi terrore della sterzata violenta che potrebbe distrurbare la mangiata di pop corn della spettatore. In più questa volta peggiora il tutto l'assurda morale(tta) da supermercato secondo la quale l'uomo dovrebbe da un lato sì accettare di buon grado il suo nuovo ruolo da comprimario, ma dall'altro non dimenticare la cavalleria, il buon gusto nel vestire... in una parola: la forma. Riassumendo, la Meyers sa certamente come girare un film, quello di cui avrebbe però bisogno è un corso full-immersion di vita reale.
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