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Green Room

Regia di Jeremy Saulnier vedi scheda film

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La recensione su Green Room

di maghella
7 stelle

Alla fine di una rovinosa tournée, una punk band composta da 3 ragazzi e 1 ragazza, decidono di racimolare qualche soldo con una ultima data ad un rave party organizzato da un non ben decifrato cugino del loro improvvisato manager. I 4 ragazzi non si preoccupano più di tanto quando vengono a sapere che i partecipanti al rave sono dei naziskin e che il raduno è di chiara impronta nazista. I ragazzi sono convinti di suonare velocemente i loro pezzi, di prendere i soldi promessi e di tornarsene a casa. In effetti le cose non vanno molto diversamente dai loro programmi, suonano 3 canzoni davanti ad un pubblico di nazisti che non sono poi molto diversi da altri generi di pubblico: scalmanati, pronti alla rissa, intenti ai loro loschi traffici di droga, niente di nuovo rispetto ad altri locali. Finita la loro performance, il gruppo si appresta a lasciare il rave molto velocemente, ma la sfortunata dimenticanza del cellulare da parte della bassista fa in modo che uno dei ragazzi rientrasse sbadatamente nello stanzino adibito a camerino, e che vedesse così quello che non avrebbe mai dovuto vedere: il corpo di una ragazza morta con un cacciavite conficcato nella testa. I 4 ragazzi vengono così rinchiusi nello stanzino e “invitati” a non lasciare il luogo fino a quando la situazione non sia risolta.

Dopo un primo approccio quasi diplomatico tra gli organizzatori del rave e la band (alla quale si è aggiunta una amica della vittima, anche lei testimone dell'omicidio), la situazione precipita una volta che i ragazzi si rendono conto che la polizia non verrà mai avvisata e che loro non verranno mai lasciati liberi di andarsene. Viene chiamato il capo dei nazisti che è anche il proprietario del terreno dove si svolge il raduno, viene così decisa l'eliminazione dei 5 scomodi testimoni che deve sembrare un incidente. Essendo comunque una proprietà privata con tanto di cartelli di divieto di entrata e di “Attenti al cane”, non è difficile far sembrare l'attacco da parte dei cani come una “normale” difesa della proprietà privata. I ragazzi vengono stanati e fatti sbranare dai pit bull addestrati per far questo da una manica di invasati nazisti. Solo 2 di loro riescono a trovare il modo di difendersi e far leva sulle crepe che minacciano da tempo il gruppo nazista. La tenacia dei 2 ragazzi fa uscire in loro un lato del tutto inaspettato, scaturendo in un finale alquanto scontato ma comunque buono e di effetto.

Dopo l'ottimo esordio con “Blue Ruin”, Jeremy Saulnier si presenta nuovamente con un film di azione che solo apparentemente può apparire "già visto". Se infatti la trama (o il canovaccio se si preferisce) può essere quella di tantissimi altri film di questo genere, il contesto non lo è per niente e il regista nonché sceneggiatore riesce a creare un'atmosfera del tutto originale grazie  ai dialoghi e alla situazione improbabile che si viene a creare. Utilizzando i nazisti (cattivissimi senza se e senza ma) non si hanno dubbi chi siano i buoni e chi no, anche se tutto alla fine diventa nebuloso e le carte si confondono proprio per via dei rapporti umani tra le persone, l'omicidio iniziale diventa così quasi un pretesto per una fase di crescita per i 2 protagonisti finali e per una resa dei conti tra i nazisti. Unica vera vittima innocente di tutto, come spesso accade, è il cane che sposta notevolmente l'ago della bilancia su chi sia veramente buono e chi no.

Regia asciutta, senza troppi indugi sulle scene splatter, ma che sa dosare propriamente i tempi e i modi per le scene più cruente.

Ottimo cast che contribuisce non poco alla buona riuscita del film.

Godibile per gli amanti del genere.

 

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