Regia di Sydney Pollack vedi scheda film
Probabilmente il miglior film di spionaggio della storia che, contrariamente a quanto accaduto fino a quel momento, si distacca dalle trame fantascientifiche alla 007 per ancorarsi invece ai neonati (con in Watergate) dubbi e paure dello spettatore americano. Un film da non perdere.
Come ha fatto giustamente notare l'utente Immorale nella sua recensione, “I tre giorni del condor” è un film profondamente legato al momento storico -gli anni '70- in cui è stato realizzato. Oggi, dopo quarant'anni di bombardamento mediatico e scandali scoperchiati un giorno sì l'altro pure, abbiamo tutti -purtroppo- una cinica corazza che non ci fa più sussultare nemmeno quando uno come Donald Trump riesce, non dico a vincere ma già ad essere candidato alla carica di presidente degli Stati Uniti. L'uomo (e di consegeunza lo spettatore) del 1975 era stato però inoculato 'solo' una volta, e per di più molto di recente, dallo scandalo Watergate culminato con le dimissioni del presidente Richard Nixon nell'agosto 1974. E così il messaggio di fondo del film di Pollack, leggasi: “la verità non esiste” (o quanto meno “non esiste solo UNA verità”), deve aver avuto a quei tempi il potere di gelare il sangue nelle vene di coloro che andarono a vederlo. Se a ciò aggiungiamo che Pollack è riuscito -momento storico a parte- a costruire un thriller di finissima fattura, con momenti degni del miglior Hitchcock (la scena in ascensore con il sicario, ad esempio), il risultato finale non può che essere un capolavoro. Immenso, oltre al protagonista Robert Redford, Max Von Sydow nei panni del killer alsaziano Joubert. Da non perdere, tra gli altri, il momento in cui Turner esce in strada appena dopo aver scoperto la mattanza dei suoi colleghi, e il modo paranoico in cui osserva chiunque si trovi a passare di lì, in una realtà improvvisamente rarefattasi ai suoi occhi.
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