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Remember

Regia di Atom Egoyan vedi scheda film

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La recensione su Remember

di maurizio73
4 stelle

La vendetta, come l'identità, e' il simulacro di una verità proditoria, lo stanco fantasma di una memoria del passato che si aggira attonita e smarrita nei luoghi del presente, alla ricerca di una dolorosa riconciliazione con le proprie colpe, di una ritorsione contro i propri misfatti, dell' inevitabile rendez vous con la Storia.

Persa da una settimana la moglie, come lui ricoverata in una clinica geriatrica, Zev Gutman è un anziano ebreo affetto da demenza senile che viene convinto dall'amico Max Rosenbaum, anch'esso ospite della struttura e costretto su di una sedia a rotelle, ad intraprendere un lungo viaggio per stanare ed uccidere il criminale nazista responsabile della strage delle rispettive famiglie, rifugiatosi in America sotto le mentite spoglie di un sopravvissuto all'Olocausto di nome Rudy Kurlander. Tra momenti di lucidità ed altri di totale spaesamento, la missione del vecchio Zev lo condurrà verso la scoperta di una verità che sembrava sepolta nei meandri di una memoria definitivamente compromessa dall'età e dalla malattia. Finale a sorpresa.

 

locandina

Remember (2015): locandina

 

Da sempre interessato ad indagare il rapporto tra le apparenze e le indicibili verità che si celano al di sotto della superficie di relazioni umane dolorose e conflittuali, l'armeno-canadese Atom Egoyan lambisce gli echi del più grande genocidio del XX secolo (insieme forse al Medz Yeghern ed all'Holodomor) con una storia classica di riscatto e di vendetta già frequentata dal cinema americano (Il maratoneta - 1976 John Schlesinger ;  I ragazzi venuti dal Brasile - 1978  Franklin J. Schaffner), cercando di rifuggire i consueti canoni del genere per imbastire un discorso sempre personale sul sottile confine che separa la verità dalla menzogna, l'identità dall'identificazione, l'etica dalla giustizia, in un gioco di ruoli in cui l'artificio narrativo sembra però falsare una verità umana e psichica che emerge forzosamente nelle battute finali della storia.
La vendetta, come l'identità, e' il simulacro di una verità proditoria, lo stanco fantasma di una memoria del passato che si aggira attonita e smarrita nei luoghi del presente, alla ricerca di una dolorosa riconciliazione con le proprie colpe, di una ritorsione contro i propri misfatti, dell' inevitabile rendez vous con la Storia che presenta le ferale nemesi del proprio conto con la morte prima che sia troppo tardi.
Sempre affascinante per la capacità di sottendere pulsioni e motivazioni nella magmatica lentezza di una messa in scena che segue da presso lo stralunato personaggio di un Christopher Plummer alla continua ricerca di un appiglio con una realtà via via più sfuggente ed evanescente, il film di Egoyan si affida troppo alla geometrica perfezione di una vicenda ad incastro che finisce per crollare sotto la fragilità di una struttura portante di inverosimiglianze e provvidenziali casualità (Bruno Ganz si salva per l'album di guerra, Heinz Lieven grazie al tatuaggio di rito e Dean Norris paga per le giuste colpe del padre) , dove l'imponderabile e l'imprevedibile insito nella natura umana sembrano addomesticati dal pretestuoso artificio del meccanismo filmico che sa benissimo dove andare a parare. Insomma Una spia dormiente (e demente) nelle mani del nemico, in un gioco manipolatorio in cui le ragioni sono quelle giuste e ad essere sbagliati sono invece i protagonisti. Quasi a metà strada tra i Golem eterodiretti di Telefon ed il disperato solipsismo di Memento, un thriller psicologico che gioca a carte coperte credendo di avere l'asso nella manica e che invece si risolve nella boutade di un colpo di scena melodrammatico con tanto di confessione finale e commenti dalla casa di riposo per reduci giudei in cerca di una inverosimile vendetta incrociata. "Mi ricordo, sì, io mi ricordo"...ma quella era un'altra storia. Presentato in concorso alla 72ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, vince il premio assegnato dai ragazzi (particolarmente impressionabili) del Vittorio Veneto Film Festival.

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