Regia di Naomi Kawase vedi scheda film
La signora Toku regala al suo triste co-protagonista la sua ricetta per il perfetto 'an' e a tutti noi quella su come prendere per il lato giusto la vita per quanto dura possa sembrare. Un film profondo ma comunque delicato.
Presentato fuori concorso al Festival di Cannes del 2015, “Le ricette della signora Toku” è un boccone tanto delicato quanto i migliori an (un ripieno dolce di fagioli rossi molto popolare nell'arte pasticciera di diversi Paesi asiatici). “An” sarebbe anche il titolo originale del film, ma per una volta va dato atto ai distributori italiani di aver scelto, nell'impossibilità di tradurre letteralmente, un titolo pertinente e non banale. Perché sebbene da un punto di vista strettamente tecnico la ricetta della signora Toku è qui una sola (il suo personalissimo an, appunto), la ricetta per una vita felice che va insegnando passo a passo ai suoi due giovani 'discepoli' giustifica appieno l'uso del plurale nel titolo italiano. Siamo quindi di fronte a un'opera che, riassumendo, partendo da una storia minima di quelle che difficilmente varrebbe la pena narrare, porta lo spettatore a spasso per un pezzettino di storia del Giappone contemporanea. E da tale tour si esce con la sensazione di aver imparato qualcosa sul senso della vita senza perciò aver dovuto sopportare inutili sentimentalismi. O quanto meno: i sentimentalismi restano entro i limiti del buon senso (e del buon gusto). Certo il ritmo lascia un po' a desiderare in qualche passaggio, ma nel complesso stiamo parlando di un ottimo film, nobilitato inoltre dall'eccellente performance del co-protagonista Masatoshi Nagase, perfetto nel ruolo dell'uomo di mezz'età che sembra non aver più nulla da chiedere alla vita. E se i suoi tratti somatici vi risulteranno stranamente familiari è perché lo stesso interpretò, giovanissimo nell'ormai remoto 1989, il film di Jim Jarmusch “Mistery Train”.
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