Regia di Naomi Kawase vedi scheda film
un uomo con un passato turbolento. un'anziana signora con una strana malattia alle mani che spaventa. una ragazzina che deve già cominciare a fare scelte importanti e decisive. il film di naomi kawase sfrutta l'ammiccante espediente della cucina (di strada) e dei rituali orientali sulla preparazioni dei cibi, per parlarci della difficoltà di alcune persone in diverse età della vita perlomeno a portare avanti la loro esistenza. per la donna anziana è la possibilità di ritornare nel mondo mettendo a disposizione la propria esperienza di cuoca e di vita. per l'uomo, la difficile risalita da una lite finita malissima che lo ha indebitato con la proprietaria del baracchino, sarà l'occasione per rivedere tutto. e la ragazzina in un momento cruciale della propria esistenza in cui una madre un pò assente e leggera che le nega la possibilità di studiare, sarà un'occasione per vedere come vanno le cose aldilà delle mura domestiche. la facilità cone cui certi film giapponesi, riescono a raccontare la semplicità della vita di tutti i giorni è strabilinate. anche la trappola dei ciliegi in fiori è scongiurata grazie alla sapienza della regista. in fondo sono proprio i sentimenti ad essere importanti, mancanti del tutto per esempio nell'uomo, che ci viene mostrato, vive trascinandosi i piedi dall'appartamento al baracchino, senza una vera voglia di esistere, ma solo per espiare un senso di colpa apparentemente incolmabile. sarà l'insistenza di quella donna anziana così importante a portarlo ad una semplice decisione in un finale di film esemplare, bello e commovente.
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