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Il diritto di uccidere

Regia di Gavin Hood vedi scheda film

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La recensione su Il diritto di uccidere

di barabbovich
7 stelle

A Nairobi, in Kenya, è in corso un'operazione dell'intelligence britannica per catturare 3 dei 5 terroristi più ricercati dai servizi segreti internazionali. Quando il colonnello Powell (Mirren) scopre che la cellula di Al-Shabaab che sta monitorando grazie a un minuscolo drone sta preparando un attentato kamikaze, l'obiettivo dell'operazione diventa quello di distruggere con un missile telecomandato l'abitazione nella quale è in corso l'organizzazione dell'atto terroristico. Ma c'è un problema: una bambina si è messa a vendere del pane a un passo dalla staccionata che delimita la residenza dei terroristi. Tra i servizi segreti inglesi, il ministro degli esteri britannico, il segretario di stato americano (tra i terroristi è coinvolta una donna con passaporto a stelle e strisce) ed esperti di diritto internazionale ha inizio una logomachia (la memoria va al coevo Diplomacy) per decidere se sia opportuno o meno lanciare quel missile, sacrificando eventualmente la vita di una bambina per salvarne molte altre.
Il regista sudafricano Gavin Hood aveva già mostrato con Rendition (2007) il proprio interesse nei confronti dei dilemmi morali connessi con il terrorismo. Qui il tema - declinato sotto la maschera ipocrita della guerra "intelligente" e come tale ridicolizzato dal film - si arricchisce del contrasto tra chi la guerra la combatte sul campo (l'infiltrato keniota che manovra il drone) e chi la dirige dalla stanza dei bottoni, tra una corsa in bagno, una partita a ping pong e una tazza di caffè, con inevitabile effetto straniante su un problema etico sviscerato in maniera tutt'altro che scontata e raccontato con un registro thriller e tanta suspense.
Ultima apparizione per Alan Rickman, qui nei panni di un generale inglese dalle posizioni ondivaghe.

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