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Il cuore rivelatore

Regia di Alberto Mondadori vedi scheda film

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La recensione su Il cuore rivelatore

di mm40
6 stelle

Un uomo viene assassinato nella notte, la polizia accorre. L'unico presente in casa è il giovane inquilino, che però finge di non sapere nulla. Ma il ragazzo, ossessionato dall'occhio di vetro del padrone di casa, viene tradito dalle sue stesse paranoie.

Ai più esperti seguaci di Mario Monicelli è noto che l'effettivo esordio nel cinema per il regista fu quello de I ragazzi di via Paal, nel 1935, opera sostanzialmente sconosciuta e invisibile; prima ancora, però, con gli stessi co-autori (Alberto Mondadori e Cesare Civita), il nostro girò un cortometraggio ispirato al racconto di Edgar Allan Poe Il cuore rivelatore. Era il 1934: Alberto Mondadori (20 anni) si prende nei titoli di testa la qualifica di regista, mentre al 19enne Monicelli tocca il ruolo di assistente; per Civita c'è la direzione della fotografia, mentre alla scenografia troviamo un'altra futura conoscenza del cinema italiano, cioè Alberto Lattuada, anch'egli appena ventenne a cui venne affidato tale compito in virtù degli studi di architettura che stava allora compiendo. Parliamo insomma di un gruppetto di amici ragazzini, curiosi di sperimentare e imparare qualcosa con l'arte cinematografica; il risultato è infatti qualche cosa di amatoriale e grezzo, ma per nulla privo di interesse da vari punti di vista. Il montaggio soprattutto colpisce per le sue invenzioni: le furibonde apparizioni dell'occhio di vetro, il frequente inserto del crocifisso, l'ansiogeno finale. L'adattamento sullo schermo è opera di Mondadori e Monicelli, peraltro cugini; per quanto sia evidente la povertà con cui la pellicola è stata girata, sorprende ancora oggi la fantasia nelle scelte visive adottata dagli autori. Monicelli stesso raccontava che il regime fascista osteggiò Il cuore rivelatore definendolo un prodotto 'paranoico'. Non sbagliando, questo è chiaro, ma purtroppo con un'accezione negativa del termine. 6,5/10.

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