Regia di Steven Spielberg vedi scheda film
L'umanesimo di Spielberg emerge in questa spy story che racconta la storica impresa dell'avvocato Donovan nel negoziare lo scambio fra un pilota americano caduto prigioniero durante la seconda guerra mondiale( di livello la scena della cattura con incidente aereo annesso) ed una spia russa catturata in USA. La trattativa è portata avanti in maniera indipendente dallo studio legale (non dallo stato) e da Donovan, che vuole a tutti i costi far entrare nello scambio anche uno studente americano catturato a Berlino, attirando su di se le antipatie della CIA, rischiando in prima persona sul campo la pellaccia. Hanks in un ruolo cucitogli addosso è efficace, l'avvocato dai buoni sentimenti legato ai valori propri del focolare domestico, ispirato e mosso da un profondo e viscerale senso di giustizia, agisce al confine della legge, ergendosi a spauracchio della bell'America, il contraltare dell'Agenzia, interessata solo a mantenere i segreti che i prigionieri di guerra potrebbero rivelare. Se non fosse accaduto veramente si farebbe fatica a crederlo davvero. Impiego di maestranze di alto livello, ottima la ricostruzione d'epoca, impeccabile il lavoro degli attori, sceneggiatura blindata, (copione a quattro mani dei fratelli Coen), ritmo altalenante fatta eccezione per l'epilogo , la bella scena finale, lo scambio si prigionieri sul famigerato ponte. Con "il ponte delle spie" Spielberg conferma la tendenza avvertita già in "Lincoln" ad un cinema mainstream più impegnato del solito, dove le azioni degli uomini possono cambiare la storia, e possono farlo in meglio; Il regista di Cincinnati mostra ancora una volta la sua versatilità, anche se personalmente lo preferisco impegnato nel genere "Blockbuster". Comunque, assoluta professionalità esibita in ogni reparto, tecnico e non. Un solido film.
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