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Jurassic World

Regia di Colin Trevorrow vedi scheda film

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La recensione su Jurassic World

di lussemburgo
5 stelle

A Hollywood poco si crea e niente si distrugge, ma tutto si ricicla. Così, a 22 anni dal primo Jurassic Park, il sipario si alza di nuovo sui dinosauri tralasciando, però, alcuni non minori dettagli. Spielberg, sempre più autore e regista di minor successo, è ormai solo produttore esecutivo a garanzia del marchio. I capitoli successivi al prototipo (i dinosauri in città del secondo; dinosauri in libertà nel terzo) vengono tralasciati per un ritorno alle origini. Si ipotizza che l’attrazione sia sempre rimasta aperta e resa una meta turistica globale, così come è rimasta nell’immaginario collettivo. Si recupera una famiglia allargata (due fratelli e la zia, più l’eroico avventuriero) e ripristina il parco a tema. Tutte le specie storiche trovano posto nel film (t-rex, velociraptor, brachiosauri, gallimimus di corsa, pterosauri o altri rettili volanti). Gli inseguimenti rimangono il piatto forte, caccia al (e col) velociraptor compresa, assalti improvvisi e corse verso rifugi di fortuna. Oggetti di scena del vecchio film vengono recuperati (lo striscione male augurante dell’inquadratura finale), assieme a smembramenti di comparse varie. Le tracce del Park originario sono dimenticate, nascoste dalla vegetazione, i sauri ora sono contingentati in attrazioni addomesticate dalla tecnologia, l’ingenuità dell’azzardo tecnologico di Hammond della clonazione diventa puro disincanto affaristico, con animali intesi come pubblicità per il parco e auspicate ricadute per un utilizzo militare di belve ammaestrate. Ma come in ogni sequel modernizzato, anche qui i dinosauri vengono moltiplicati e aggiornati, con la creazione di un feroce e intelligente ibrido potenziato. Il plot non si cambia, dato che prevedeva soltanto l’intrusione del caos in un ordine apparente: tutto il resto accade come previsto, secondo la legge di Murphy del cinema catastrofico. Cambia lo stile, poiché la sensibilità di Spielberg per la potenzialità emotiva delle immagini, la sua poetica dello stupore al servizio dell’horror e la capacità di adeguare la narrazione al personaggio non sono replicabili. Trevorrow compensa con la sceneggiatura la totale assenza di stile e un’efficacia perfettamente “seriale” (regia funzionale e senza scatti d’autore, non però la piattezza dei lungometraggi per la televisione). Calata in un’ironia che permea di un costante gioco di rimandi l’intera vicenda, la regia di Trevorrow (come il suo sceneggiatore, ha lavorato al satirico Saturday Night Live) miscela citazioni evidenti e battute visive, omaggi velati (il sauro marino che si mangia un enorme squalo; l’attacco dei rettili volanti come a Bodega Bay) e recuperi dinamici e non si prende mai sul serio. L’elemento orrorifico viene così tranquillizzato dall’umorismo e anche lo squartamento a puntate della zelante e inetta assistente della protagonista viene trattato come uno spettacolo circense di clown crudeli. Il film, in fondo, è una voluta pagliacciata, con Chris Pratt che ha appena smesso lo spolverino da guardiano della galassia per un più agile gilet e sembra sempre fuori posto. La Howard attraversa il film in tacchi a spillo e vestita di crema, sebbene debba abdicare per forza di cose ad una mania di controllo degna di Verdone. Il film si diverte a seminare rimandi rimandando l’azione e preoccupandosene poco quando la deve affrontare. Segue personaggi che, a dispetto della inefficace stereoscopia, vengono tratteggiati in modo bidimensionale, con una leggerezza che sembra farsi vanto dell’assenza dell’ingombro della profondità, col sorriso a mezza bocca di chi sussurra il proprio scetticismo. Piacevole per il filologo agguerrito e poco impegnativo per il neofita carburato a pop-corn, indifferente o irritante per il cinefilo un po’ esigente, Jurassiìc World è una clonazione potenziata di un testo precedente, un pretesto al gioco che si dimentica di essere anche un film e scorda che la regia è sempre scelta di punto di vista, non l’indistinta sommatoria di tutti gli spunti di visione possibile.

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