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Jurassic World

Regia di Colin Trevorrow vedi scheda film

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La recensione su Jurassic World

di GIANNISV66
7 stelle

L'uomo sembra non imparare mai dai suoi errori, e quando c'è di mezzo il profitto non esiste esperienza sbagliata o tragica che tenga. E così 22 anni dopo la catastrofe ammirata nel primo film eccoci di nuovo sull'Isola di Nubar, dove una scienza asservita ormai alla logica dei parchi-divertimento (certi passaggi sembreranno molto familiari agli spettatori, portandoli in quelle atmosfere infernali che chi ha avuto la bella idea – e chi è che non l'ha avuta? - di visitare un parco attrazioni non ha potuto non provare), ricrea il mondo dei dinosauri e lo espone agli occhi affamati di valanghe di bambini con genitori al seguito.

Ma al peggio non c'è mai limite e siccome neanche l'aver riportato alla luce creature estinte decine di milioni di anni fa sembra ormai rappresentare un buon investimento, ecco che la demenza scientifica cerca di arrivare dove la natura non era riuscita e crea il mostro perfetto cui viene dato l'asettico nome di Indominus Rex.

Il tutto non senza l'assortimento sotterfugi vari, quali un'industria militare che vede alcune specie di lucertoloni giurassici come possibili armi da guerra.

Jurassic World era ad avviso di chi scrive un'operazione rischiosa: quando apparve sugli schermi Jurassic Park ci precipitammo alla prima sala disponibile per vedere all'opera la mano di Steven Spielberg abbinata a quella di Michael Crichton e non restammo certo delusi.

Siamo ovviamente dalle parte del cinema fantastico, quello che nacque, non solo ma soprattutto, per merito di Spielberg a cavallo tra la conclusione dei seventies e la prima parte della decade successiva, quel genere cinematografico che sfrutta il meccanismo della sospensione dell'incredulità per regalare a piccini e pure ai grandi emozioni a cascata.

Genere cui solo il genio del regista di Cincinnati poteva regalare abbastanza credibilità da allontanarla dai pericoli di cadere nel ridicolo e di prendersi il marchio di “cinema di serie B”.

Quel Jurassic Park fu in fondo un modo di Spielberg per riportare i trentenni o quasi trentenni di allora agli anni dell'adolescenza, un'affermazione del tipo “cari ragazzi, questo è quello che faccio meglio e come me non lo fa nessuno”.

Non penso l'abbia mai fatta, almeno esplicitamente, quella dichiarazione, ma se anche fosse ne avrebbe pienamente titolo. Nei fatti ciò che tiene in piedi questo film è proprio la mano di Spielberg (qui produttore) che si sente eccome.

E il rischio, accennato alcune righe sopra, di vedere un insipido remake di una pellicola che avrebbe scontentato i fan di allora e deluso i loro figli, rischio che a dire il vero si avvertiva un po' all'inizio con una introduzione piuttosto piatta, veniva cassato con il procedere della storia, avvincente e intrigante.

 

Eravamo, come detto, dalle parti del film fantastico, e da quelle parti siamo rimasti. Quindi è inutile stare a parlare di qualità recitative o interpretazioni di spessore: qui tutto è funzionale alla storia narrata, a partire dalla regia molto spielberghiana di Colin Trevorrow. Per proseguire con gli interpreti: due fratelli (un bambino e un adolescente, rispettivamente Ty Simpkins e Nick Robinson, da rivedere in altra occasione) spediti in vacanza in un momento difficile per la loro famiglia (papà e mamma sono sull'orlo del divorzio) dalla zietta manager rampante piuttosto distratta dal suo lavoro (Bryce Dallas Howard) che dovrà riscoprire in mezza al marasma scatenato non tanto dai dinosauri, quanto dalla incapacità tutta umana di rispettare la natura, le sue doti familiari, affiancata da un energico ex marine (Chris Pratt) ovviamente eroe della vicenda.

Alla fine il personaggio meglio delineato è quello del villain, interpretato da Vincent d'Onofrio. E anche questa non è una novità, viene spontaneo dire.

Tutto molto spielberghiano dunque, dal tentativo di stabilire un contato con le creature che popolano il parco (la morte del povero brontosauro dilaniato dall'I-Rex e assistito dai due protagonisti sembra uscire proprio da quel cinema di trenta e passa anni fa, in fondo anche i dinosauri sono degli alieni) fino a quel Tyrannosaurus Rex (già protagonista nel 1993) che ruggisce trionfante sulle rovine della follia umana, dopo aver di fatto aver acquisito il ruolo di deus ex machina.

Tutto molto spielberghiano, dicevamo, e tutto molto funzionante. Se eravate fra quelli che tre decenni fa si divertivano a vedere le creazioni di Maestro Steven correte alla sala più vicina che lo proietta: vi divertirete!

Altrimenti è meglio astenersi

 

 

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