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Occhi

Regia di Lorenzo Bianchini vedi scheda film

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La recensione su Occhi

di maghella
8 stelle

 

Gabrielle Morelli (Giovanni Visentin) è un professore di Udine che deve occuparsi del restauro di alcuni affreschi che si trovano all'interno di una antica villa del '600. Unico abitante della villa è il custode (Edo Basso), un uomo alquanto bizzarro, che passa le notti a sbirciare dalla propria dépendance l'interno della villa, convinto che vi siano dentro degli strani visitatori.

 

Caratteristica di questi inquietanti affreschi è che sono stati tutti sfregiati con uno scalpello, che oltre ad averli graffiati con frasi apparentemente senza senso, li ha privati completamente degli occhi.

 

Dopo la morte accidentale del custode, Morelli decide di trasferirsi nella villa per lavorare meglio senza perdere tempo così nei viaggi quotidiani di trasferta, con lui c'è Anna (Sofia Marques), un'amica fidata che lo ha raggiunto dopo la fine di un travagliato rapporto amoroso.

 

Autore degli affreschi deturpati è l'ultimo discendente della famiglia Gori, ultima famiglia proprietaria della villa, scomparso nel giorno di natale del 1910.

Molto presto al restauratore Morelli e alla sua giovane amica, si manifesteranno presenze misteriose e inquietanti, che li trascineranno in un percorso di follia senza scampo.

 

Quarto lungometraggio di Lorenzo Bianchini, primo film per lui che si avvale di una produzione esterna italo-portoghese, che gli permette di concentrarsi meglio sulla regia pura e se ne vedono i frutti. Bianchini scrive e dirige la storia, che ancora una volta è ambientata in Friuli, e attinge a piene mani dalle atmosfere gotiche che questa terra offre.

 

Non più il dialetto friulano nella sceneggiatura, e la città di Udine è appena accennata nella storia, tutto si ambienta nella Villa che ci viene mostrata da ogni angolatura, apparentemente senza segreti ma ovviamente piena di misteri.

 

Se il paragone con il famoso film “La casa dalle finestre che ridono”-1976  per i primi film di Bianchini era stato fatto per via dell'uso del dialetto nei dialoghi, per “Occhi” è stato fatto lo stesso paragone a causa dell'incipit della storia che vede protagonista un restauratore che cerca di arrivare a capo di un mistero tramite la scoperta degli affreschi privi da danneggiamenti vandalici.

Questo però pare essere a mio avviso l'unico elemento di somiglianza con il bel film di Pupi Avati, dal quale si discosta per il resto in tutto: per trama, per tecnica, per atmosfera, per linguaggio narrativo.

Il film di Bianchini è un film sull'isolamento, sulla vocazione che certi oggetti e certi luoghi hanno a conservare fatti accaduti, emozioni forti, omicidi, pazzia (per questi elementi mi viene in mente “Shining”-1980, se proprio devo fare un paragone).

Vicende ed emozioni intrappolate tra le mura di una villa che pare essere un enorme scrigno, da non guardare e da non toccare, perché infetta e quindi pericolosa per chi le si avvicina senza attenzione.

 

Bianchini riesce a raccontare molto bene questa lunga “infezione”, questa “febbre” di follia che assale chi abita la villa, alternando vicende del passato con le inquietanti scoperte che i due protagonisti via via fanno e che li coinvolgono sempre di più in una storia assurda.

 

Il lunghi corridoi della casa diventano dei labirinti mentali in cui Gabriele e Anna si perdono e le stanze dei piccoli rifugi in cui trovare qualche nuovo indizio o visione in più e infine la soluzione tanto cercata.

 

Gli occhi degli affreschi vengono scolpiti via per non vedere, per non far vedere a nessuno ciò che quella villa custodisce e che deve rimanere sepolto lì. Chi apre quegli occhi sarà responsabile di aver oltrepassato una porta di una stanza senza via di uscita.

 

Bravi gli attori, Giovanni Visentin che regge tutto il film con semplicità e convinzione. Il bravo Edo Basso nella parte del custode, già apprezzato come bibliotecario in “Custodes bestiae”, si presta molto bene per queste parti da caratterista.

 

Alex Nazzi lascia invece i panni dell'attore (“Lidris cuadrate di tre” e “Custodes Bestiae”) per concentrarsi esclusivamente sulla scenografia, che in questo film particolare ha un valore aggiunto.

 

Note personali:

Ho atteso molto per vedere questo film, che mi è giunto come regalo. Avevo paura di avere avuto aspettative troppo alte che sarebbero potute andare deluse, così non è stato. Molte le scene che mi hanno fatto stringere i braccioli della poltrona.

 

 

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