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Il labirinto del silenzio

Regia di Giulio Ricciarelli vedi scheda film

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La recensione su Il labirinto del silenzio

di Piace91
8 stelle

Gran bel lavoro questo film di Giulio Ricciarelli, italiano di origine, ma di formazione tedesca. Il regista tratta con capacità un tema poco sviluppato nel cinema e poco noto al pubblico: il repentino accantonamento del nazismo nella Germania occidentale e il conseguente silenzio sulle stragi causate dal regime. A chi fu utile tutto ciò? "Questo è un labirinto, non si perda" dice il pm Bauer al giovane procuratore Johann Radmann, determinato a portare alla sbarra quanti più aguzzini di Aushwitz possibili (e ci ruscirà nel processo del 1963). Chi ha creato questo labirinto? Per quale motivo?

 

Nel film non si salva nessuno: innanzitutto i tedeschi, che hanno colpevolmente chiuso gli occhi e si sono gettati in una Germania protesa verso il futuro e il benessere; poi gli Alleati, che hanno protetto, fatto espatriare o reinserito nella pubblica amministrazione  grandi nomi e pezzi grossi del governo nazista, in barba a un processo di Norimberga forse utile solo a eliminare chi non sarebbe servito; e infine tutti coloro che hanno collaborato alla tessitura di questo velo con cui coprire gli occhi di uno stato appena nato, voglioso di speranza e soprattutto dall'importanza strategica incalcolabile. "Adesso i nemici sono i russi".

 

In generale, la storia funziona, il ritmo è adeguato e senza cali, le interpretazioni sono assolutamente rimarchevoli e le scelte registiche, insieme alla fotografia, danno ancora più forza ai personaggi, immersi in una Francoforte quadrata, austera e dal sapore decisamente 60s. Una Francoforte in cui chiunque ha un legame col regime, chiunque ha un motivo per tenere immutato quel silenzio, anche i più insospettabili. Ma è il momento di alzare quel sipario, di fare i conti col passato, perché il silenzio non aiuta nessuno: senza analisi, senza informazione, senza consapevolezza non si può comprendere e non si può porre rimedio.

 

Quotes

"Voglio che ogni ragazzo tedesco si chieda se suo padre fosse un nazista"

- "Mengele è Auschwitz, perché Mengele è come noi, ha una famiglia, è colto, ama l'opera... è quasi... simpatico"

- "Se io fossi stato qui [ad Auschwitz], non so come mi sarei comportato"

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