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American Sniper

Regia di Clint Eastwood vedi scheda film

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La recensione su American Sniper

di champagne1
7 stelle

                 "bersaglio minimo, errore minimo"

 

Chris Kyle è cresciuto in una famiglia che ha sempre creduto che gli uomini possono essere carnefici (lupi) o vittime (pecore), ma che esitono anche i protettori dalle ingiustizie (cani pastore) a cui bisogna sempre ispirarsi. Così come da piccolo Chris si schierava contro il bullo, infischiandosene della diversità di mole, da grande egli si sente in dovere di prestare servizio in Iraq, a fianco delle forze della Libertà che combattono i terribili terroristi islamici. Arruolatosi nei SEAL, il corpo scelto di "cecchini", superando un addestramento più duro di quello a cui vengono sottoposti i  marines, Chris finalmente giunge a Fallouja, dove entrerà prestissimo nel vivo dell'azione militare. Concluso il suo turno, nonostante si sia nel frattempo sposato e aspetti un bimbo, non si sente appagato e desidera tornare sul fronte a sistemare i conti in sospeso con l'unico cecchino del nemico che gli stia alla pari, il mitico Moustafa. Ma facendo ciò metterà a rischio il suo matrimonio, oltre che la sua vita...

                                             

 

Come la pensi politicamente Clint Eastwood è noto da tempo. Tanto per ricordare un passo della sua filmografia, Eastwood è uno che ha celebrato in Gunny l'invasione dell'isola di Grenada come un atto di eroismo e libertà in funzione anti-sovietica e anti-cubana.

Perché quindi stupirsi del soggetto e dell'ambientazione di questo film, che riesce a guardare al conflitto iraqeno con una lente capace di dividere in maniera netta i "buoni" dai "cattivi" (e indovinate chi sono i cattivi come per il esempio il personaggio del "macellaio",  che ovviamente è un arabo); una lente che in nome di un fine superiore giustifica che nel mirino del cecchino finisca un bambino,  e che non rinvenga mai un fallo nelle mosse militari USA?

E' chiaro che Eastwood giri il film con la soggettiva schiacciato su un punto di vista fin troppo evidente.

Eppure il film funziona e alla fine mi è piaciuto. Come mai?

                                          

 

Probabilmente perché è un film che sa raccontare la guerra con realismo e crudezza, mentre celebra una storia epica: una storia in cui conta l'evoluzione della figura dell'eroe piuttosto di chi sono quelli che combatte.

Perché racconta del senso di appartenenza a una causa e a come ci si voti a quella con "purezza" e "semplicità", pure a prezzo della propria vita.

Perché Chris è personaggio solido, uno che, pur nel disorientamento progressivo generato dai traumi bellici e la difficoltà a rientrare nei panni civili, nondimeno è capace di ammettere le proprie responsabilità, davanti a dio e allo psichiatra, senza indietreggiare mai.

E perché alla fine si semina il dubbio su chi sono i veri cattivi, visto che il suo letale nemico Chris lo trova in casa e non sul fronte.

 

                                       

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