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American Sniper

Regia di Clint Eastwood vedi scheda film

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La recensione su American Sniper

di billykwan
8 stelle

Clint Eastwood prende la mira, e ancora una volta centra il bersaglio. Ma l'uomo nel mirino del Cavaliere Pallido non è Chris Kyle. Il cecchino più letale dell'esercito americano è un texano dagli occhi profondi, che non rinnegano origini, passato e trascorsi. Eastwood accompagna lo spettatore lungo il percorso formativo di un ragazzo che crede nell'America e negli ideali che essa incarna. Sergio Leone divide il mondo in due categorie, Clint in tre: pecore, lupi e cani da pastore. E il cane da pastore è deputato alla difesa del gregge. E Chris Kyle questo è, un cane da pastore. Ogni bossolo nel corpo del nemico equivale alla salvezza di almeno un commilitone. Questo lo aiuterà a premere il grilletto, questo gli permetterà di mantenere la propria umanità. Ma l'America di Eastwood non è solo patria e onore, sono anche le anime ferite dei reduci, segnati nella carne e nella psiche, sono le sofferenze di chi attende il ritorno dei propri cari, è l'indifferenza della nazione nei confronti di una guerra lontana. American Sniper è tutto questo. Come Ford, Eastwood riesce a imprimere sulla pellicola il Sogno Americano ma anche le sue tristi conseguenze. E lo riesce a fare con equilibrio, senza esaltazioni o condanne. Chris Kyle non è un eroe, non sente di esserlo. Il cecchino siriano non è solo il suo avversario, è il suo alter ego. Anch'egli ha una moglie e un figlio e giorni felici impressionati dalle fotografie al villaggio olimpico. Solo, è dall'altra parte della barricata. Destinato alla sconfitta. Ma nella guerra di Eastwood non ci sono vincitori. I vincitori sono gli spettatori cui viene regalata una messa in scena che nulla concede alla spettacolarità, un film fatto di salti temporali chiusi con soluzioni di montaggio da applausi. E nei titoli di coda c'è tutta l'America di American Sniper.   

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