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Nonfilm

Regia di Quentin Dupieux vedi scheda film

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La recensione su Nonfilm

di alan smithee
8 stelle

 

Quentin Dupieux è il re dell'assurdo, circostanza, eventualità o ragione di vita sempre in agguato, e che caratterizza già le sue prime e già folli incursioni cinematografiche in modo da divenire forse elemento basico e parte integrante dell'esistenza.

Il set di un film diventa la storia (o meglio la non-storia) di Nonfilm, mediometraggio d'esordio del regista francese più folle degli ultimi anni.

Un ragazzo si sveglia intorpidito dentro un camioncino e uscendo nota una troupe cinematografica che lo segue con interesse quasi morboso, riprendendolo con minuzia. Chiede alle maestranze chi siano, cosa facciano, ma riceve solo risposte vaghe, reticenti, confuse. Fa per allontanarsi ma un sasso in testa lo tramortisce nuovamente e la scena è destinata a ripetersi, per un nuovo ciak, quello del film, e del film-nel-film.

Perché il film è la ragione di tutto: il motivo per cui la troupe si trova in un posto sperduto, tra ruderi di costruzioni militari in rovina e valli semi desertiche, a rappresentare una storia che non è chiara a nessuno, forse perché nessuno può prevedere il futuro con esattezza circostanziata delimitandola su un canovaccio di sceneggiatura.

Ad ogni buon conto il film va girato, a tutti i costi, senza fermarsi dinanzi a nulla.

Il ragazzo accetta suo malgrado di partecipare all'operazione, trovandosi davanti un altro protagonista, impegnato ad imbracciare un mitra che in apparenza non funziona. Ma quando questi controlla l'arma, una raffica parte e decima la troupe uccidendo il regista e molti altri tecnici.

Ora è l'attore, assassino per distrazione o per scelta superiore, che prende le redini di un progetto che non conosce a fondo, e anche quando le poche pagine della sceneggiatura prendono il volo, perse al vento mentre i superstiti cambiano location in auto, ecco che le riprese vengono proseguite con ostinazione, senza conoscere bene dove andare, cosa raccontare, come e cosa riprendere.

Intanto i ruoli si confondono e anche le maestranze si offrono di fare delle comparse, di ricoprire più incarichi in nome di un prodotto che deve essere ultimato a tutti i costi.

Ma quando l'esasperante presenza del nuovo regista finisce per infastidire l'attore improvvisato e anche gli altri membri della troupe, ecco che il nuovo comandante, attorniato dal deserto e da null'altro, unico superstite ma per nulla arrendevole, urla a squarciagola se c'e' qualcuno da qualche parte che sta riprendendo: e qualcuno c'e' eccome.

Nonfilm è un mockumentary, ma inconsapevole, senza saperlo, almeno sino quasi alla fine, quando la troupe, decimata per varie ragioni od circostanze già accennate, si accorge che comunque le riprese continuano ugualmente; o quanto meno fino al momento in cui all'unico protagonista rimasto in scena viene in mente di porsi un quesito fondamentale: c'è qualcuno che gira comunque e nonostante tutto? Il film sta prendendo forma ugualmente? Il film è la vita che scorre?

Se il film è la vita, realtà e finzione alla fine coincidono, e tutti gli assurdi avvenimenti occorsi fino a quel momento a quella strampalata ma non certo arrendevole troupe, sono fatti, circostanze che accadono e nascono come scene, destinate ad essere giudicate, magari rigirate. Dunque nulla è definitivo, e tutto ciò che accade può essere rivisto e corretto.

In questo senso Nonfilm è più inquietante che folle, più disturbante che divertente. 

In ogni caso un esordio che non si può dimenticare.

 

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