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Il terzo uomo

Regia di Carol Reed vedi scheda film

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La recensione su Il terzo uomo

di steno79
10 stelle

Capolavoro del cinema Noir e del cinema tout-court, "Il terzo uomo" è un film che col passare degli anni ha rafforzato il proprio mito. Diretto da un regista competente e intelligente che però, come il Curtiz di "Casablanca", non era un grande autore, probabilmente trae molto del proprio straordinario fascino da una serie di fattori disparati come l'ambientazione nella Vienna post-bellica, il contributo di attori eccezionali e soprattutto la sceneggiatura di Graham Greene. Se si prendono le singole sequenze si possono trovare delle imperfezioni, eppure il risultato finale è ammirevole e straordinariamente coerente. Greene costruisce un intreccio ambiguo e stratificato dove prevale la sensazione di precarietà esistenziale in una città dominata da potenze straniere che sembrava aver smarrito la propria identità; Reed la completa con una regia barocca, espressionista e wellesiana dove il grandangolo e la focale corta sono gli strumenti di una deformazione visiva che esaspera ancora di più la lotta per la sopravvivenza dei personaggi principali. Bisogna comunque sfatare il luogo comune che vuole che Welles abbia collaborato alla regia, perché in una intervista al Maestro che ho reperito su YouTube il regista americano affermava che il film è opera di Reed al cento per cento. È ovvio che la sua presenza come Harry Lime è stata una geniale intuizione di casting, insieme a quella del suo attore feticcio Joseph Cotten, memorabile nel ruolo dello scrittore Holly Martins e una Alida Valli bellissima e altera nel ruolo di una donna innamorata di Harry a tal punto da non vederne il delirio di megalomania e il comportamento criminale. Gli scorci della città austriaca sono incastonati nel raffinato chiaroscuro della fotografia di Robert Krasker che vinse anche un Oscar, mentre la musica alla cetra di Anton Karas è talmente iconica da non avere bisogno di ulteriori menzioni. Il finale sul viale alberato è una delle inquadrature più formidabili dell'epoca nella resa figurativa e testimonia, insieme a tante altre scene famose come il confronto sulla Ruota del Prater e l'inseguimento nelle fogne, che il regista aveva un suo stile visivo e non era un semplice emulo di Welles e altri maestri più blasonati. 

Voto 10/10

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