Espandi menu
cerca
Il terzo uomo

Regia di Carol Reed vedi scheda film

Recensioni

L'autore

angelina

angelina

Iscritto dal 4 maggio 2011 Vai al suo profilo
  • Seguaci 40
  • Post 19
  • Recensioni 49
  • Playlist 5
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi
Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il terzo uomo

di angelina
10 stelle


"Ciao Henry,non ho potuto crederlo.Sono stato al tuo funerale."
"Un bel funerale mi hanno fatto,vero?"
"Sai che cosa è capitato ad Anna?E' stata arrestata."
"Non credo che le faranno del male."
"Tu puoi aiutarla..."
"In questi giorni ho altro per la testa.Che cosa potrei fare?Non vorrai che mi costituisca,voglio sperare."
"Non pensi mai alle tue vittime?"
"Sai...io perdo la calma a parlare di certe cose.Guarda laggiù...sentiresti pietà se uno di quei puntini si fermasse per sempre?Se io ti offrissi ventimila sterline per ogni puntino,rifiuteresti il denaro o faresti il calcolo di quanti puntini potresti fermare?E' l'unico modo di far soldi..."
"I soldi ti faranno comodo in carcere."
" Il carcere è nell'altra zona.Nessuno sa che io sono vivo.Nessuno,tranne te."
Harry Lime e Holly Martins

Lo scrittore americano Holly Martins (Joseph Cotten) giunge in una cupa Vienna postbellica,divisa in quattro zone presidiate dalle forze occupanti,per incontrarsi con l'amico d'infanzia Harry Lime (Orson Welles),che gli ha promesso un lavoro.
Ma Lime è morto il giorno prima in circostanze poco chiare e,al suo funerale,Martins conosce il rude maggiore Calloway (Trevor Howard),responsabile della zona occupata dai militari inglesi e Anna Schmidt (Alida Valli),la bellissima amante di Harry,che fa l'attrice di prosa in un piccolo teatro.
Attratto dal suo fascino dolente e misterioso,Martins,frequentandola,scopre che è sorvegliata dalla polizia inglese e sovietica,e che il suo passaporto austriaco è falso.
Anna,in realtà, è cecoslovacca e rischia il carcere e l'espulsione da Vienna.
In cambio della sua libertà,il maggiore Calloway chiede a Martins di aiutarlo a catturare Harry Lime,che è vivo e si nasconde nella zona russa,rivelandogli che il suo migliore amico è in realtà un cinico speculatore,che si è arricchito vendendo fiale di penicillina adulterata,che hanno provocato la morte o l'invalidità di molti bambini a cui è stata somministrata.
Nonostante l'ostinazione di Anna,che continua a difendere il suo amante e non crede alle parole del maggiore,dopo aver visitato un ospedale nel quale sono ricoverati alcuni di questi bambini,,Martins accetta di collaborare con Calloway e riesce ad attirare Lime in una trappola mortale.
Splendido noir dalle torbide e sinistre atmosfere,magistralmente diretto da Carol Reed e fortemente voluto anche dal produttore ungherese Alexander Korda,che per avere "in prestito" Joseph Cotten e Alida Valli,dovette cedere la distribuzione americana al tycoon David O.Selznick che trasse non pochi vantaggi economici dallo scambio.
Sapientemente sceneggiato da Graham Greene,che successivamente ne trasse un romanzo breve,che fu pubblicato dopo l'uscita del film,in "The Third Man",con un geniale escamotage registico,Carol Reed fa comparire il personaggio di Harry Lime quasi a metà pellicola, - nel buio di un androne,dove la luce di una finestra illumina per un attimo il suo sorriso ironico e beffardo - trasformandolo nel personaggio chiave,vero genio del male e tuttavia dotato di un suo fascino ambiguo e spregiudicato,grazie alla carismatica personalità di Orson Welles.
Sono state formulate molte ipotesi sull'ingerenza dell'attore negli spunti più memorabili del plot narrativo,ma Welles ammise solo di aver contribuito alla stesura dei dialoghi del suo personaggio e di aver suggerito al regista la scena finale,nella quale,colpito a morte dall'amico Martins,Lime tenta invano la fuga dalle fogne di Vienna,aggrappandosi infine alla grata di un tombino,mentre la mdp,con un memorabile primo piano, inquadra le sue dita,che cercano disperatamente un appiglio.
Le ombre e le luci della superba fotografia di Robert Krasker ci restituiscono una Vienna maestosa e decadente,che sopravvive tra le macerie dei bombardamenti,una Vienna perlopiù notturna,dal fascino cupo e tenebroso,"impreziosita da set davvero straordinari che il grandangolo,tanto caro a Reed,distorce senza pietà." (E.Martini)
Il film procede fino alla fine appeso ad "un'amosfera di suspense metafisica",impreziosito da invenzioni registiche (la ruota panoramica,il venditore di palloncini) che attingono alle cupe atmosfere dell'espressionismo tedesco.
Come la magistrale sequenza del bambino,dal volto paffuto e maligno,che indica in Holly Martins il probabile assassino del portiere dell'abitazione di Lime,mentre una folla ostile lo scruta con sinistro e malevolo sospetto.
Secondo l'approfondito saggio di Marc Ferro,"Conflict within The Third Man" ( Cinema and History 1988,Wayne State University Press), "Il terzo uomo" rimane una tragedia politica,scritta nello spirito della guerra fredda,che fu accolta da critiche glaciali.
"Grandiloquent and overblown mise-en-scène",scrisse Georges Sadoul,mentre Bosley Crowther,famoso critico del New York Times,lo defini:" A film without social reality or significance.A plot concerning the blackmarket is not of the slightest interest.The film is no more than a melodrama full of tricks."
Critiche ben presto clamorosamente smentite da un grande successo di pubblico e dalla Palma d'Oro assegnata al Festival di Cannes del 1949.
"The film is a political tragedy written in the spirit of the Cold War, (...) which expressed the ideological antagonism separating Graham Greene and Carol Reed,from each other."
afferma Marc Ferro.
"Mentre il primo intendeva proporre un divertissement intelligente,dove fossero rappresentati i caratteri fondamentali della sua scrittura (ambiguità,ironia,umanesimo),il secondo voleva,come ha fatto,politicizzare e ideologizzare il testo,al fine di rappresentare una visione sociale del male e del bene,sullo sfondo di una Vienna anch'essa protagonista della mise-en-scène."
La duplice impronta che ha connotato questo film straordinario,conclude Marc Ferro,mantiene intatto il suo potere di fascinazione ed evoca,nel chiaroscuro di una trama tessuta di luci ed ombre,"l'inquietante ambiguità di una società nella quale nessuno può continuare a credere."
Popolare e famosissimo commento musicale,affidato alla cetra  di Anton Karas,che trae suggestioni dal periodo tedesco di Kurt Weil.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati