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Il terzo uomo

Regia di Carol Reed vedi scheda film

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La recensione su Il terzo uomo

di aurtom
8 stelle

Uno dei finali più struggenti che mai si siano visti sullo schermo: un lieto fine negato, la rinuncia alla speranza di un amore impossibile, la condanna al perpetuo rimorso per aver dovuto tradire e uccidere un amico. In questo film veniamo posti dinanzi a una storia senza luce, in cui l'ombra di Harry Lime in fuga sembra l'incubo allegorico della tormentata coscienza di Holly, dilaniato tra il dovere morale di lealtà verso il vecchio amico, e la lealtà verso il dovere morale che gli impone di collaborare alla sua eliminazione per contribuire a porre fine a un orrendo traffico clandestino di penicillina avariata e ultradiluita.Il senso di disfacimento morale e psicologico della Vienna del secondo dopoguerra si riflette e diventa materia viva nelle immense rovine della città e nei superstiti palazzi che vedono i loro saloni stuccati d'oro trasformati in abituri cadenti e spelacchiati, in cui si aggirano, vivono e sopravvivono i personaggi di una storia che nasce dal cinismo di un uomo e muore nell'ostinato amore di una donna che si rifiuta di dare un senso ai propri irragionevoli sentimenti.

Sulla colonna sonora

La cetra di Anton Karas, lungo tutto il percorso del film,commenta con sensibilità ed efficacia lo svolgersi delle situazioni e dei sentimenti dei personaggi, esprimendo con forte leggerezza il senso di nostalgia e di perduto charme di una città non ancora risorta dalle proprie rovine. E' l'Europa del dopoguerra quella che traspare in questa musica struggente, che sembra invitare l'ascoltatore a immaginare atmosfere ormai solo individuabili nel ricordo e per l'appunto nella inspiegabile nostalgia di chi vorrebbe aver conosciuto la Vienna del waltzer e dei fasti asburgici.

Su Alida Valli

Sensibile e intelligente, la nostra Alida, uno dei più bei doni della sorte al cinema di tutte le latitudini. Il suo viso illumina la scena e focalizza lo sguardo dello spettatore, che quasi dimentica di notarne la bravura, trascinato da tanta bellezza.

Su Carol Reed

Ne "Il Terzo Uomo" non assistiamo al nascere o al morire di sentimenti e pensieri: veniamo viceversa posti drammaticamente dinanzi al loro essere in atto,e all'ineluttabilità di un destino a cui non possono sfuggire coloro che sono troppo coerenti con sè stessi.Holly non può sfuggire ai suoi imperativi morali, Harry non può sfuggire al proprio cinismo, Anna non può sfuggire alla fedeltà senza tentennamenti verso l'uomo che ama. Carol Reed ci espone tutto questo con un crescendo continuo di immagini e parole, con una fusione meravigliosa tra discorso e sensazione, con un affascinante viaggio interiore che si incarna in ciò che resta della Vienna di un tempo ,e che trova la sua logica fine nelle fogne della città, dove è giusto perisca un uomo indegno di rimanere al mondo.Gli attori sono diretti con mano leggera ma sicura, e riconosciamo in ognuno di essi lo stile che gli è proprio, guidato però e incanalato nella giusta direzione da un regista che sa quello che vuole e perchè lo vuole.E' poi interessante notare come , man mano che si prosegue nella storia, il predominio del dialogo si stemperi gradualmente nel predominio dell'immagine e dei chiaroscuri notturni della città addormentata.E il finale non ha parole: Anna non dice neppure addio a Holly e , provenendo da un lungo viale del cimitero (meraviglioso il senso di attesa nell'inquadratura ferma con insistenza sulla donna che giunge camminando da lontano mentre l'uomo la aspetta appoggiato a un carretto), gli passa accanto senza guardarlo e prosegue decisamente per la sua strada che porta al paese del "mai più".

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