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L'australiano

Regia di Jerzy Skolimowski vedi scheda film

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La recensione su L'australiano

di Kurtisonic
8 stelle

Film dalla rappresentazione divisa fra uno stile che riporta al free inglese e un espressionismo magico e irreale, con una struttura in continua trasformazione. “Cosa è normale?” chiede un personaggio della vicenda che si può sintetizzare come un viaggio dentro l’inconscio di uno dei protagonisti ma che Skolimowski traendo spunto da un racconto dello scrittore inglese R.Graves, riesce a tradurre in una vicenda di vita di coppia di fronte all’irruzione di un elemento incontrollabile e irrazionale che sconvolge la loro esistenza. La storia di Anthony e Rachel viene raccontata da Crossley misterioso personaggio in grado di emettere un urlo mortale che ha imparato dagli aborigeni australiani. Anthony invece è un musicista, ricercatore di nuovi suoni da cui estrarre l’anima, Rachel la moglie è una presenza soprattutto fisica, carnale, inconsciamente repressa nelle sue pulsioni, l’intrusione di Crossley nel loro quotidiano sarà traumatico. La vicenda che ha una struttura circolare viene esposta dallo stesso Crossley in un capanno durante una partita di cricket fra pazienti, operatori, di una casa di cura per malati di mente e gli abitanti del paese. Siamo però lontani dallo psicologismo, dall’esercitazione manieristica e intellettuale, la scrittura scorre più con un’apparente semplicità che con una cervellotica complessità, e la forma del L’australiano (the shout) è il suo più abbagliante pregio. Il regista scompone realtà, dimensione onirica, racconto, confondendo lo spettatore lungo piani di lettura diversi ma che non perdono affatto il carico attrattivo e affascinante. Dalla natura ancestrale, ai rituali, alla mitologia e alle credenze, dal possesso di oggetti altrui per catturarne l’essenza spirituale e fisica, alla fredda e lucida intuizione della scoperta di un suono nuovo, diverso da tutti gli altri. Da una parte il sogno di onnipotenza maschile con il dominio sul mondo, dall’altro il desiderio femminile di liberazione e di conoscenza di sé, uniti dalla fisicità e dall’urlo dell’elemento di anormalità. Sarà tutto vero o si tratta di un’allucinazione di Crossley, che è un ricoverato nella casa di cura, mentre i giocatori di cricket si muovono meccanicamente in modo innaturale.. L’uomo dentro di sé, secondo Skolimowski necessita di una condizione diversa per uscire da una normalità alienante ma non è in grado di accogliere la novità, la diversità, percepisce un mistero alla sua base ma la sua anima resta insondabile e vulnerabile. Dirà Crossley che “l’uomo non ha abbastanza immaginazione per credere a qualcosa che esca dalla sua normale esperienza”. La visione del L’australiano cattura e turba lo spettatore, la regia con una tecnica controllata e multiforme lo trascina  verso la fine dove l’ellisse si chiude, lasciandolo letteralmente al centro di un punto di vista e di  una riflessione davanti alle quali non ci si può sottrarre.  

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