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La tenda rossa

Regia di Michail K. Kalatozov vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La tenda rossa

di hallorann
8 stelle

Storia d’altri tempi, di imprese e di eroi. Quando l’uomo amava esplorare territori sconosciuti, sfidare la natura e se stesso. La spedizione del generale Umberto Nobile con il dirigibile Italia nel 1928 verso il polo nord si trasformò in disfatta e tragedia.

 

 

LA TENDA ROSSA, una coproduzione italo sovietica, unì i capitali italiani del progressista Franco Cristaldi con i potenti mezzi russi della Mosfilm. Cast internazionale e l‘esperto regista Mickail Kalatozov dietro la mdp. Ennio De Concini, grande sceneggiatore di genere e non solo, ricostruisce la vicenda partendo dal punto di vista di Nobile, il quale vive notti insonni a Roma con numerosi sensi di colpa legati a quella fatale spedizione. Nel suo salotto appaiono tutti i protagonisti: l’infermiera Valeria (nella realtà dei fatti non esisteva), il tenente Lundborg (nominato per l’accusa), il sensibile Malmgren, il marconista Biagi, i capitani Zappi e Romagna, Roald Amundsen e i russi Samoilovich e Chucknovsky. Le scene del “processo” al generale con quelle della vicenda si susseguono fino alla conclusione.

 

Il dirigibile Italia una volta schiantatosi su una banchina di ghiaccio perde alcuni uomini volati letteralmente via, i sopravvissuti a terra costruiscono una tenda dipinta di rosso per farsi notare nei ghiacci. L’unica speranza è la radio recuperata da Zappi e con diversi tentativi rimessa a posto da Biagi. Nella base norvegese di Ny-Alesund il capitano Romagna nell’attesa di ordini da Roma non organizza alcun salvataggio. Finalmente Biagi riesce a trasmettere l’SOS, che viene ricevuto da un radioamatore russo. In poco tempo partono i soccorsi: dalla base norvegese l’infermiera Valeria, innamorata di Malmgren chiede al norvegese Lundborg di tentare un volo per salvare il suo uomo; la nave rompighiaccio Krassin parte da un porto della Siberia con al comando un amico di Nobile, il professor Samoilovich; l’esploratore Amundsen, ormai ritiratosi dopo varie imprese (tra cui una proprio con Nobile due anni prima) decide di andare a ricercare i dispersi. I sopravvissuti, nel frattempo, si sono divisi: Zappi, Malmgren e Mariano tentano di raggiungere la salvezza percorrendo a piedi il pak. I restanti sono salvati o, a dire il vero, solo il generale Nobile dal protervo Lundborg (o lui o nessuno). Il generale si sacrifica con l’idea di poter organizzare i soccorsi dalla base norvegese, ma una volta giunto viene destituito da ogni incarico. Il velivolo di Amundsen si disperde in una tempesta, mentre la Krassin dopo essersi arenata tenta con l’eroico Chucknovsky di salvare i tre con un aereo ma si schianterà per la fine del carburante. La nave sovietica riuscirà a soccorrere Biagi e altri, mentre a Roma la giuria di spiriti condanna Nobile per aver pensato a salvare la sua pelle invece che quella dei suoi uomini. Ma Amundsen, su indicazione di Samoilovich, contesta il verdetto e rimasto solo con il vecchio amico italiano gli fa confessare l’umana debolezza che lo ha portato a salire sull’aereo di Lundborg.

 

L’opera del regista sovietico (di cui è bene ricordare il notevole e rivalutato SOY CUBA) ha un andamento a tratti didascalico ma efficace, con momenti di tensione (aiutati dalle musiche di Morricone, mai stancarsi di ripetere il valore aggiunto del maestro) e impressionanti pagine epiche, come da tradizione sovietica. Per esempio: i vari incidenti ben girati tecnicamente, l’immersione nelle acque gelide del polo sotto la Krassin, le riprese aeree, ogni volta che appare Amundsen/Sean Connery, tutta la scena - a partire dall’SOS lanciato da Biagi - nel villaggio russo del radioamatore, i flashback sulla neve con Valeria e Malmgren ricordano il miglior cinema russo alla Shepitko. Anche l’espediente narrativo degli spiriti che vengono a visitare, sotto forma di processo, il generale roso dai rimorsi postumi ha ancora un indubbio fascino nello sviluppo narrativo. Il cast internazionale funziona a dovere da Peter Finch al grande Sean Connery, dall’umanissimo Mario Adorf ai russi, tra cui un giovanissimo Nikita Mikhalkov.

 

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