Espandi menu
cerca
Tempi moderni

Regia di Charles Chaplin vedi scheda film

Recensioni

L'autore

Cinedelia

Cinedelia

Iscritto dal 6 agosto 2008 Vai al suo profilo
  • Seguaci 2
  • Post -
  • Recensioni 89
  • Playlist 1
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Tempi moderni

di Cinedelia
10 stelle

Nel 1927, con l’uscita nelle sale de “Il Cantante di Jazz”, il cinema conquista una nuova dimensione.
E’ quella del sonoro, non più inteso come solo accompagnamento dell’immagine.
Le bocche si muovono e questa volta cantano. Il pubblico riesce a sentirlo, non ha bisogno di didascalie (anche se nel film citato sono ancora molto presenti).
Chaplin non ha mai visto di buon occhio la naturale evoluzione di questa forma d’arte (la sua), vedendo nell’utilizzo del suono non una semplice compensazione (utile alla narrazione), ma un compromesso svantaggioso.
Si perché, per una cosa guadagnata, se ne perdeva un’altra e molto più importante:
La poesia, basata sulla quiete, su ciò che un semplice sguardo riesce a donare e che la parola può solo “spiattellare” volgarmente.
E’ per questo che per il suo successivo lungometraggio, “Luci della città” (1931), la sua naturale predilezione per il silenzio è riuscita a vincere questo nuovo e temibile avversario (molte le “vittime della parola” soprattutto attori, caratterizzati da una brutta voce e quindi impossibilitati a recitare film sonori), regalandoci una delle più candide e romantiche storie d’amore che il grande schermo sia riuscito a mormorare (esiste forse sguardo più bello e commovente di quello che fa il nostro amico Vagabondo nel finale?).
Con il successivo “Tempi Moderni”, le sperimentazioni raggiungono il livello di una vera e propria sfida.
“Modern Times” è un film sonoro, ma silenzioso.
Vince sul suo avversario, relegandolo ai margini e riducendolo ad una semplice cornice.
Mai come in questo caso le parole sono state più superflue.
Nello stupendo prefinale, per la prima volta, il Vagabondo fa sentire la sua voce e lo fa esibendosi in un canto (sull’aria di “Io cerco la Titina”).
Quelle che sentiamo non sono frasi, ma la scena possiede una carica comunicativa che ha dell’incredibile (non è questo forse l’estremo sberleffo nei confronti di una novità malvista?).
Nelle successive produzioni il regista e il suo naturale nemico giungeranno ad un pace forzata, i cui frutti saranno straordinari, ma guardando questa scena non si può fare a meno di pensare una cosa:
Chaplin aveva ragione…

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati