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Ma ma

Regia di Julio Medem vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Ma ma

di amandagriss
9 stelle

 

 

tutti i nostri desideri

 

Ma Ma è una chimera.

Un’umanissima utopia che si materializza, un sogno ad occhi aperti.  

Perché, nella tragica condizione della malattia terminale che racconta e che segna profondamente  le esistenze di coloro che ne restano coinvolti, inscena una serie di ideali dinamiche di vita (dell’ultima fase di vita) che tutti, intimamente, vorremmo far nostre per trasferirle nella propria personale, dolente, realtà quotidiana.

Nella vita vera, col suo carico di disperazione, indifferenza, freddezza, solitudine, non succede quello che vediamo così limpidamente rappresentato in Ma Ma.

La morte, in questa pellicola, è un anno vissuto straordinariamente. Il più bello di tutta una vita.

Nella realtà, invece, si è soliti fermarsi, ad aspettare che la morte sopraggiunga.

E si muore e basta.

Non ci si innamora, non si fanno progetti, non ci si sente appagati, non si mettono al mondo figli.

Perché la morte arriva. Arriva e vince sempre.

Ci sorprende impreparati e disorientati, a rompere bruscamente gli equilibri esistenti, a lasciare incompiuti percorsi che si sperava/pregava/calcolava potessero essere portati a compimento prima dell’ora fatale;

mutilando brutalmente anche quando la conoscenza di una fine imminente ci fa credere, illudendoci, di poter gestire al meglio la stessa e, soprattutto, il tempo che ancora ci rimane, così da convincerci di vivere un distacco dolce e quasi naturale, elaborare più facilmente il trauma, riuscire a ricucire per bene gli squarci apertisi nell’anima.

 

Ma Ma è semplicemente, sfacciatamente, come tutto dovrebbe essere, come tutto dovrebbe accadere, come è giusto che vada a finire per il bene del malato e di coloro che gli sopravviveranno.

Come vorremmo che fosse e come, invece, non è.

Ma Ma è ancorato alla realtà e al tempo stesso se ne tira orgogliosamente fuori, trasfigura il reale triste e squallido, per non leggere nei nostri occhi la frustrazione e il rimpianto di un’esistenza vissuta a metà, per non veder vanificati quegli sforzi fatti ed i traguardi raggiunti, per non lasciare i nostri figli orfani e sbandati, per rivivere il miracolo dell’amore, questa volta autentico maturo e duraturo, per riprovare l’immensa indescrivibile gioia di mettere al mondo una nuova vita.

Ed è per questo che Magda (un’intensa, bellissima Penélope Cruz) realizza tutti i suoi desideri (scorretti, osceni, perfino criminosi verrebbe da dire, ma che sono il risultato della sua condizione di moritura): si sente nuovamente donna, amata e desiderata, quando era, oramai, soltanto una madre; regala a suo figlio un padre, stavolta presente e premuroso, e perfino una sorellina, affinché il legame col nuovo genitore, a morte avvenuta, quando lei non ci sarà più, non possa svanire nel nulla. Spianando loro la strada per un nuovo inizio insieme.

Accompagnata nel suo ultimo, tanto produttivo viaggio da colui che si rivela un angelo custode a tutto tondo: un medico canterino, totalmente e unicamente votato a lei, in barba alla desolante, cinica  e seriosa realtà degli ospedali, di un atroce cammino clinico vissuto in uno stato di assoluta anonimità, dove non v’è spazio per l’empatia, per il coinvolgimento emotivo da parte del medico verso il paziente che ha in cura, né motivo alcuno (sempre da parte del medico) per mantenerne vivo il ricordo una volta che questi sia passato a miglior vita.

Un malato è soltanto un malato, un altro numero su un’interminabile lista di numeri pronti per essere cancellati, definitivamente.

 

Ma Ma esprime la forza della vita, anche e in special modo nella malattia, nel deturpamento, nel disfacimento del corpo.

Ed è proprio la sua intenzionale, artefatta natura confortante (che può incontrare più di un detrattore) a renderla un’opera struggente, preziosa, necessaria.

Catartica.

 

E la magia del cinema è anche questa.

 

 http://www.miamiherald.com/news/local/community/miami-dade/vw7spq/picture48789910/ALTERNATES/FREE_640/mama

 

 

 

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