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The End of the Tour

Regia di James Ponsoldt vedi scheda film

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La recensione su The End of the Tour

di maurizio73
4 stelle

Dalle parti del cinema indipendente che parla di se stesso, questo biopic 'in mortem' dello scrittore americano D. Wallace, rappresenta l'ennesima versione di una cultura dichiaratamente medio-borghese che frequenta il Sundance e le buone università e che ambisce a dire la propria sulle contraddizioni ed il vuoto di valori della società americana.

Da poco assunto presso la rivista Rolling Stone, lo scrittore e giornalista David Lipsky si reca da New York in Illinois per intervistare David Foster Wallace, giovane astro nascente della letteratura americana. Il viaggio di cinque giorni per la parte finale del tour promozionale dell'ultimo, acclamato libro di Wallace sarà per entrambi l'occasione di fare un bilancio della propria esperienza umana e professionale e per stringere un legame umano che li segnerà profondamente.

 

locandina

The End of the Tour (2015): locandina

 

Dalle parti del cinema indipendente che parla di se stesso, questo biopic in mortem del giovane scrittore americano David Wallace, rappresenta l'ennesima versione di una cultura dichiaratamente medio-borghese che frequenta il Sundance e le buone università e che ambisce a dire la propria sulle contraddizioni ed il vuoto di valori della società americana contemporanea. Tallonando la figura nervosa e lo sguardo sfuggente del solito bravo ragazzo in trasferta studio, Ponsoldt ci presenta la versione romanzata di una storia postuma che nella sua straordinaria banalità vorrebbe insinuare il dubbio che le apparenze dimesse ed il cazzeggio permanente di due giovani talenti del nostro tempo siano la misura attraverso la quale conferire umanità e verità ad un soggetto altrimenti consegnato al triste rituale dei buoni sentimenti e dell'agiografia patinata. Lo spaccato di un mondo borghese che insegue la cultura alta restando ancorata alle sovrastrutture di una civiltà dei consumi che ne stabilisce regole e comportamenti ("Ma vieni così vestito?... A fare l'intervista in radio? E perchè no?") ed anzi cercando di disinnescare dall'interno il vuoto pneumatico di un irriducibile nichilismo, mal si adatta alla convenzionalità di un linguaggio che ha in registi come Noah Baumbach uno dei suoi massimi rappresentanti e finendo per smorzare la portata iconoclasta del fertile immaginario dello scrittore americano nell'inutile chiacchiericcio davanti a una diet coke o ad un registratore magnetico quale obsolescente reperto dell'incipiente era informatica. Racconto di formazione on the road dalla struttura classica e dallo studiato minimalismo, il film di Ponsoldt sperimenta le fasi di un approccio umano che parte da una semplice curiosità professionale e intellettuale, si approfondisce nelle scaramucce di una conoscenza intima che condivide insicurezze e velleità, finendo per lasciarsi con l'amaro in bocca e la consapevolezza che cambiare il proprio carattere e la propria visione del mondo ad una certà età no, non è proprio possibile. L'arte come antidoto ad una dolorosa presa d'atto del corto-circuito di dipendenze cui ci costringe una modernità sociale fondata sul consumismo e sul culto dell'immagine sembra aver fallito miseramente la propria missione, laddove lo straordinario successo letterario del suo massimo cantore viene fagocitato dalla logica di mercificazione dell'estenuante tour di una promozione editoriale che ci riporta al punto di partenza, magari gonfiando ego e conti in banca ma lasciando il suo disilluso protagonista alla marginalità sociale ed alla solitudine di due cani e una capanna da cui era partito.
Le intenzioni sono più che onorevoli per carità, ma il racconto mostra la corda di una fragilità narrativa e di un'estenuante lentezza di un ritmo che prova a riscattarsi nella brillante colonna sonora curata da Danny Elfman e nella buona prova dei due interpreti principali, tra una Jesse Eisenberg che ha fatto bene i compiti a casa e un Jason Segel imbandanato e dimesso che recita con ammirevole sottrazione la parte di un personaggio straordinario e inclassificabile che si è congedato troppo presto dall'imbarazzante proscenio del mondo.
Presentato in anteprima al Sundance Film Festival 2015, ha avuto ottime recensioni critiche in patria e un pò meno nel resto del mondo. Uscito in Italia solo dall'11 febbraio 2016 per la Adler Entertainment. Consigliato: nì!

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