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Noi e la Giulia

Regia di Edoardo Leo vedi scheda film

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La recensione su Noi e la Giulia

di barabbovich
5 stelle

Edoardo Leo è il nuovo fenomeno della commedia italiana, un genere standardizzato che rende pressoché indistinguibile un film dall'altro. Tanto vale allora cavalcare l'onda e rimpinguare il successo ottenuto al botteghino con film come Smetto quando voglio, Ti ricordi di me?, Buongiorno papà, Tutta colpa di Freud, La mossa del pinguino e Viva l'Italia. "Soggetto di Edoardo Leo", allora, ci aggrediscono i titoli di testa. Già: ma quale soggetto? La (bella) copia di La nostra terra di Manfredonia? Il soggetto, appunto, sembra preso di peso da lì: un'armata Brancaleone di falliti (patetico il circoletto di autocoscienza con tanto di outing) si mette insieme per avviare un agriturismo in Campania, terra di camorra (e vai con gli stereotipi). Prima uno (Buccirosso), poi altri due, gli esattori mafiosi finiscono tutti chiusi nel sottoscala grazie alla determinazione di un comunista cinquantenne (Amendola), in attesa che le acque si calmino e che i lavori di ristrutturazione finiscano. Nel frattempo il casale ristrutturato diventa anche luogo di pellegrinaggio grazie alla misteriosa emissione di musica che arriva dal sottosuolo, dove è seppellita l'Alfa Romeo Giulia del primo camorrista giunto sul posto, rimasta col mangiacassette acceso.
Sebbene sia tratto dal romanzo di Fabio Bartolomei, anche questo film, come  La nostra terra, mette in campo un drappello di baldi quarantenni (più Amendola e una ragazza sciroccata interpretata da Anna Foglietta) che cercano di realizzarsi a dispetto delle avversità mafiose e anche qui abbiamo l'elemento intruso che gioca la parte decisiva della partita (un Carlo Buccirosso strepitoso come sempre). Per uno spettatore accigliato come me, l resto, a parte qualche risata che effettivamente ci scappa, è tutto un luogo comune (il personaggio di Leo in particolare è un troglodita fascistone tagliato con l'accetta) con tanto di messaggio buonista e pistolotto finale, come si addice al prodotto di assoluta mediocrità che il pubblico italiano da anni premia regolarmente al botteghino.

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