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London Road

Regia di Rufus Norris vedi scheda film

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La recensione su London Road

di supadany
2 stelle

TFF33 Festa Mobile

L’idea di utilizzare lo strumento del musical per raccontare la vita di un quartiere scosso da delitti realmente avvenuti era quanto meno curiosa, in più mettiamoci pure il nome di Tom Hardy nel cast, attore che tra i cinefili si sta creando un buon nome, e le premesse si fanno interessanti.

Purtroppo la realtà marca decisamente altrove, è difficile trovare qualcosa da salvare, si arriva al punto che quasi non si capisce il motivo della sua impostazione.

Ipswich, zona London Road anno 2006, dopo il ritrovamento dei cadaveri di cinque prostitute uccise, la vita del quartiere non è più tranquilla, anche quando il presunto colpevole viene arrestato rimane un velo di preoccupazione in attesa che la giustizia confermi che il pericolo è passato per sempre.

Intanto i cittadini fanno fronte comune per gestire il loro quartiere tenendo la guardia alta, ma anche pronti a festeggiare un’eventuale buona notizia.

 

scena

London Road (2015): scena

 

Il musical è un genere da tanti anni a rischio, ma comunque ancora capace di portare, in pochi casi, tanto pubblico in sala.

Questa volta si corre però il rischio di scontentare un po’ tutti; infatti, il musical in se non presenta numeri vocali e coreografie degne di menzione, per lo più si tratta di trasporre in canto lunghe parti discorsive con un effetto uditivo straniante e comunque nessuna particolare abilità nel (bel) canto.

Insomma, la scelta di gestire in questo modo una storia del genere pare quanto meno avventata, sia chiaro che il nucleo è la vita degli abitanti di un quartiere che non possono più fidarsi di nessuno, non vi è alcun connotato da thriller, l’assassino non viene mai nemmeno mostrato ad esempio, e ad appesantire le cose poi ci pensano gli ultimi quindici minuti segnati da un livello di mielosità opprimente.

E se vogliamo rincarare la dose (…), Tom Hardy ha un ruolo da comprimario che non gli rende giustizia, inutile ai fini del racconto (anche se le uniche parole che proferisce il suo taxista farebbero pensare il contrario) che fa fare brutti pensieri sulle motivazioni che lo abbiano spinto ad inserire il suo nome nei crediti.

Veramente un titolo da dimenticare velocemente, che non riesce ad andare oltre una (piccola) manciata di battute e che soprattutto non si sa da che lato prendere, ma in ogni caso credo sia un’impresa potersici affezionare (record di fuggi fuggi durante la proiezione).

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