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Andiamo a quel paese

Regia di Salvo Ficarra, Valentino Picone vedi scheda film

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Fanny Sally

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La recensione su Andiamo a quel paese

di Fanny Sally
6 stelle

Salvo, senza lavoro e con famiglia a carico, e Valentino, single laureato e disoccupato, amici palermitani squattrinati, si trasferiscono in un paesino dell’entroterra mettono su una truffa mascherata da opera di volontariato, creando un ospizio abusivo in cui accogliere gli anziani parenti, per usufruire delle loro favolose pensioni (che poi come possano mai possedere indennizzi superiori ai mille euro gli abitanti di un paesino agricolo è un mistero). Quando gli ospiti iniziano a perire, per vecchiaia o per disgrazia, i due maldestri delinquenti si inventano un improbabile matrimonio di copertura (o riparatore) con una anziana zia, che coinvolge prevedibilmente il più ingenuo dei due, scatenando le chiacchiere dei compaesani e i sospetti della polizia.

 

Giunto al quinto film il popolare duo palermitano opta per una commedia di costume e per un umorismo che si rifà più alla farsa e alla satira rispetto che all’ironia scanzonata e al gioco degli equivoci come ci avevano abituati in precedenza le loro avventure cinematografiche. Una critica sociale così sarcastica, al limite del politicamente corretto e della parodia richiama un po’ la commedia italiana anni ’70 (omaggiata anche dalla scelta del titolo che si ispira alla celebre canzone di Alberto Sordi, non a caso inserita nella colonna sonora a chiusura della pellicola), ma non appare sempre adeguatamente pungente e cattiva, piuttosto a volte è quasi surreale. Le battute sono spesso telefonate, la regia è buona ma tutto sommato ordinaria, la sceneggiatura pecca in alcuni punti di una certa ripetitività e di un intento critico e beffeggiante che non convince del tutto, soprattutto nella virata finale verso dei temi più ambiziosi (il celibato dei preti) trattati di striscio, e un maggiore romanticismo che appare forzato e scialbo ed è subito dopo smentito da un’altra beffarda sequenza tragicomica.

Il risultato complessivo comunque è ugualmente apprezzabile e in più tratti esilarante, grazie alla verve di Ficarra e Picone, affiatati e divertenti senza essere mai volgari, e ad un buon cast di caratteristi scelti in loco, cui si aggiungono il piccolo ruolo di Francesco Paolantoni, ambiguo poliziotto napoletano dall’animo melodico, e il cameo di Nino Frassica, barbiere propenso al pettegolezzo.

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