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Regression

Regia di Alejandro Amenábar vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Regression

di logos
8 stelle

Sarà che di cinema non me ne intendo, date le ampie critiche negative a quest’ultima opera del grande Alejandro Amenábar, Regression, uscito in concomitanza con The visit di Shyamalam . E certamente mi ha riportato ai bei film dei due registi che si contendevano un pò il campo del pubblico: The Others e Il sesto senso.

 

Secondo me Regression ha fatto centro, perché davvero regredisce al suo impianto iniziale, quello di Tesis o di The Others, a prescindere comunque da quel gioiello sull’eutanasia, Mare dentro, contro i divieti cristiani, approfonditi in Agorà.

Apri gli occhi, purtroppo, non l'ho visto.

 

La trama è ambientata nel Minnesota del 1990, dove il detective Bruce Kenner/ Ethan Hawke indaga sulle molestie sessuali del padre John Gray/David Denich contro sua figlia Angela /Emma Watson, che nel frattempo ha trovato rifugio da un sacerdote, presso la parrocchia della zona. Il lavoro del detective sembrerebbe molto semplice, anche perché lo stesso padre, pur non ricordando affatto le sue molestie, è pronto a collaborare e ritiene di esserne l’autore, dato che la stessa sua bambina, a suo dire, dice sempre la verità. Per comprendere davvero quel che è successo, il detective si avvale del rinomato psicologo Raines/David Thewlis, che è in grado tramite l’ipnosi di far regredire il paziente allo stato mentale in cui sono accaduti gli eventi in questione.

 

 

Da questa terapia emergerà che non solo il padre e la nonna ma quasi tutta la comunità è coinvolta in un caso agghiacciante di satanismo, satanismo che in generale era molto in voga a quell’epoca e oggetto di bombardamento mediatico. Sulla trama mi fermo, ma mi preme sottolineare che il regista usa una tecnica a lui cara, e caratterizzante anche le opere di Shyamalam, ossia il plot twist pirandelliano, il capovolgimento della situazione, basato su uno straziante gioco degli equivoci. Allora si comprende che il male esiste, certo, ma non è quello metafisico satanico propagato ad arte tramite i mass media con i loro effetti persuasivi nell’inconscio e di cui si approfittano coloro che ne possono trarre vantaggio, le istituzioni, la chiesa, raffigurata dal sacerdote e, spoilerando, la stessa Angela.

 

Il film mi sembra ben girato, l’equivoco è ben strutturato, e fa capire quanto siano potenti i pregiudizi in forza dei quali si trova soltanto quello che si vuole cercare anche se non esiste, anche se non ci sono prove. E questo per continuare ad alimentare l’esistenza del male metafisico e delle autorità (in primis quelle religiose) deputate a contrastarlo per un fine ben preciso, che è quello della coesione sociale, a qualsiasi costo, a scapito della stessa verità, che forse è più semplice e terrena ma anche più scomoda. E’ inutile dire che anche il detective è vittima di questo sotterfugio incantesimo, ma è interessante anche il modo in cui, a fatica, se ne sottrae senza ottenere nulla, ma soltanto la chiarezza nella propria esistenza che stava per infrangersi e regredire.

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