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Il tagliagole

Regia di Claude Chabrol vedi scheda film

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La recensione su Il tagliagole

di Kurtisonic
8 stelle

Tema principale de Il tagliagole è la carne. Il film si apre con le belle scene di un banchetto di nozze nella provincia francese, dove uno degli invitati, Popaul il macellaio, affetta con precisione un arrosto. Insieme a lui un'altra invitata, Helene, direttrice della scuola locale, trasferita da una città lontana. Lui è un reduce della guerra in Indocina, ancorato ai cruenti ricordi di guerra, lei apparentemente moderna e distante sembra che non abbia nulla da spartire con il macellaio, intento a corteggiarla.La carne è l'ambiente sociale, uno sfondo spontaneo e genuino ma privo di riflessioni, il paesaggio viene più volte ripreso definito e delineato come la qualità della carne dal significato liberatorio e autoassolutorio, ancora lontano dall'autoanalizzarsi. A parte i due protagonisti principali, il resto del paese è puramente carne (offesa e da macello), è materia umana più o meno visibile ma assente dal contesto della vicenda (a parte l'affresco iniziale del matrimonio), e tutto ruota intorno a Popaul e ad Helene. Quando cominciano a verificarsi inspiegabili delitti, le vittime, tutte donne, compaiono sullo schermo solo da morte, sono già carne morta, senza ragione e senza alcuna giustificazione. La vita del paese intanto scorre, e Chabrol fa scivolare quasi invisibilmente le indagini della polizia,che lo spettatore intuisce, sente incombere, ma non vede mai direttamente.L'attrazione non corrisposta di Popaul per Helene, cresce in proporzione fino all'interessante epilogo. Benchè il personaggio del macellaio sia facilmente leggibile, Chabrol ne fa un contraddittorio e problematico antieroe, facente parte di quella comunità assente e incredula, mentre l'interesse maggiore lo riveste Helene, la direttrice. La sua paura di amare deriva da un rapporto d'amore finito male anni prima e limita la possibilità di nuovi rapporti affettivi. Helene come detto appare come una donna emancipata, fuma per strada, vive da sola, proviene da un contesto lontano e diverso dal paesino in cui si trova. Dall'altra parte accetta passivamente la corte di Popaul come se fosse obbligata a farlo, come se fosse rassegnata all'esistenza del solo amore senza coinvolgimento nè sentimento, fatto solo di carne. Quando esplicita la sua diversità dal macellaio la situazione precipita fino all'emblematico finale dove sullo sfondo  appare il paesaggio per la prima volta sfuocato e incerto. Helene posa il suo sguardo senza nessun obiettivo da mettere a fuoco, chiedendosi senza poter  rispondere, se sacrificando sè stessa a Popaul si sarebbero evitate le tragedie seguenti. Chabrol ne fa una moderna Giovanna d'arco votata a un supplizio ma incapace di sostenerlo, trasfigurandone la figura che forse da lì in avanti può sentirsi parte integrata della comunità. 

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