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Dio esiste e vive a Bruxelles

Regia di Jaco Van Dormael vedi scheda film

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La recensione su Dio esiste e vive a Bruxelles

di koreeda
6 stelle

E venne il giorno di Jaco Van Dormael, che dopo aver aggiunto un giorno alla creazione, aggiunge sei apostoli all'Ultima Cena di Leonardo. Non più dodici, ma diciotto, il numero dei giocatori di una partita di baseball.

Il regista belga riscrive la creazione secondo il suo nuovo, nuovo Testamento, o nuovissimo che dir si voglia. Poelvooorde e Moreau interpretano due divinità pantofolaie e casalinghe, armate di computer, lui, aspirapolvere lei. Il dio si diverte moltissimo a inventare sfighe a disastri a volontà, capriccioso e crudele.  Ce n'è per tutti quando la figlia adoloescente, su consiglio del fratello JC, per ripicca rivela a ogni essere umano la sua data di morte.

"Fin quando non sapevano quanto restava loro da vivere, li tenevo in pugno, adesso che lo sanno, non avranno più paura", dice in poche parole. 

Dio in sostanza, come uno scrittore o un regista, manovra e manipola, narra storie, racconta come vuole lui. Adesso non lo farà più. in realtà, Ea, la figlia, svolgerà questo compito ancora meglio di lui, la moglie anche. Ma alla fine ciò che conta è che ci sono delle vicende da riannodare, da ricomporre. E il regista si diverte a farlo nel suo ruolo di deus ex machina, ben esplicitato.

Questo in sintesi il discorso. Adesso gli uomini avranno il potere di decidere loro della propria vita come meglio credono. "Dio esiste" mescola commedia, battute e idee che non risparmiano niente e nessuno, come le leggi di Murphy o i social network, e le malinconiche note di sei apostoli nuovi, tutti disperatamente soli, in cerca di amore, di essere qualcosa di diverso da ciò che sono. Il sarcasmo pungente, le trovate e le immagini a volte stravaganti e lluminate, si trasformano in una riflessione triste, quasi poetica. La narrazione in prima persona, la cornice grottesca, lascia spazio a una racconto in prima persona con il personaggio che si rivolge direttamente a noi, coinvolgendoci nella sua infelicità. Ma il tono da fiaba, gli effetti digitali insistiti e accentuati, volutamente riconoscibili, non sempre si mescolano perfettamente alla riflessione sull'assurdità dell'esistenza. E' come se Van Dormael avesse voluto costruire un contenitore fantastico attorno a piccoli racconti singoli, mantenendo volutamente distinti lo stile e l'atmosfera, senza amalgamarle. Dio esiste è  Amelie inserita in un contesto graffiante e corrosivo. Molte volte trova la misura e colpisce, altre si lascia andare. Il finale roseo e fiorito, forse non serve del tutto a riportare ordine e speranza come vorrebbe. 

 

 

Pili Groyne

Dio esiste e vive a Bruxelles (2015): Pili Groyne

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