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Torno indietro e cambio vita

Regia di Carlo Vanzina vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Torno indietro e cambio vita

di MarioC
3 stelle

Lo diciamo subito, così ci togliamo il dente: a fine visione si vorrebbe con forza che Bova e Memphis fossero rimasti nel passato, confinati in un limbo di beatitudine "anni 90" e  incapaci di ammannirci prove attoriali a scartamento ridotto.

"Ritorno al futuro"? "Se mi lasci ti cancello"? "Non ci resta che piangere"? No, più semplicemente e (im)modestamente i fratelli Vanzina. Che tentano il consueto recupero della vena nostalgica, tuttavia annacquandola in un storiella all'acqua di rose (con lieto fine imposto per regio decreto) che ha il sapore acidulo del già visto o dello scaduto, la forza imperiosa di un carosello anni '50.

 

Tema: due ex ragazzi, ormai maturi (si fa per dire) quarantenni avvertono l'urgenza e la necessità di cambiare vita, stretti in un presente  soffocante, tra donne ingrate, madri etiliche, responsabilità che tolgono il fiato.

Svolgimento: quale miglior via per raggiungere lo scopo se non quella di catapultarsi, sia pur inconsapevolmente, nel passato, in modo da interagire con gli eventi e piegarli, con fatica, ai propri scopi odierni? 

Confusi? Un po' anche noi. Perchè un'idea, sia pur globalmente risaputa, che poteva mostrarsi interessante viene dai fratelloni dipanata attraverso una serie di gag che strappano sì qualche risata (soprattutto per merito di un frizzantemente trattenuto Tortora, che pure un po' troppo sordeggia), e che tuttavia bistrattano il teorema della sospensione dell'incredulità. Per non parlare della scena del viaggio nel passato e ritorno che è tecnicamente una becerata, brutta ma tanto.

 

Gli attori svolgono il compitino, adeguato agli script attuali del 90% delle commedie italiane. In pratica ci provano. Ma Bova è fuori parte (non è che gli si possa sempre affibbiare il ruolo, forse ontologicamente inadeguato, di "bello con anima", che pure altrove aveva garantito qualche risultato), Memphis va ingrigendosi nelle parti di "bruttino con anima+sentimento", la Michelini sbraita, si muove senza controllo, stavolta non ha uno Zalone a limitarne il furioso (e curioso) estro, gli altri così così: più che personaggi, stereotipi tagliati con l'accetta.

 

Resta un lodevole rifiuto della volgarità e la sensazione, in qualche modo riposante, che, ove una sera fossimo colti da umor nero e manie autodistruttive, ci sarà sempre un Vanzina (o entrambi) a ricordarci che la vita è bella.

 

 

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