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Terminator: Genisys

Regia di Alan Taylor vedi scheda film

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Marco Poggi

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La recensione su Terminator: Genisys

di Marco Poggi
5 stelle

Il regista di "THOR THE DARK WORLD" dirige un film che vorrebbe essere la vera terza parte di una grande saga di fantascienza, mischiando alle trame conosciute un pizzico di "RITORNO AL FUTURO", perché i paradossi temporali sono cose che normalmente piacciono al grande pubblico che affolla le sale. Arnod Schwarzenegger torna a fare il robottone buono (anche c'è un incipit da robot cattivo giovane, grazie alla compuer grafica, all'inizio del film)  e diventa il "padre adottivo" di una Sarah Connor che ha ben poco a che vedere con Linda Hamilton. Per carità, Emilia Clarke è bravina e se la cava, però non sarà mai così intensa come lo era la Hamilton bella e tosta del 1991, nonostante le facciano questo "regalino" in stile "LA BELLA E LA BESTIA", versione tv del 1989 dove proprio la Hamilton recitava nel ruolo di bella ragazza salvata da un mostro.  E  se Linda aveva un Ron Pearlman con la faccia leonina innamorata di lei, Emilia si "deve accontentare" di Schwarzie, con rughe e capelli argentei.  Ammetto che Il film ha dei momenti discreti, ma pecca a causa della mancanza del "James Cameron touch" e di un Kyle Reese messo lì solo per far contente le adolescenti. E se Robert Patrick declina l'invito, cedendo il suo liquido T-1000 all'ennesimo cinesino da 2 yen, Matt Smith, l'ex-dottor Who della tv, si ritaglia la parte che non ti aspetti. Simpatico  J.K. Simmons, ma devono dirgli che i set di "SPIDER-MAN" sono altrove, perché il suo ex-sbirro-giornalista del futuro sembra ricordare fin troppo il grottesco editore J.Jonah Jameson. Schwarzie si diverta pure a ridere come uno scemo, ma i suoi robot migliori li ha già fatti.  Nell'estate dei grandi ritorni al cinema degli anni'80 e '90, questo è uno di quelli che è venuto così così. 

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