Espandi menu
cerca
Il racconto dei racconti

Regia di Matteo Garrone vedi scheda film

Recensioni

L'autore

GIANNISV66

GIANNISV66

Iscritto dal 10 maggio 2010 Vai al suo profilo
  • Seguaci 141
  • Post 39
  • Recensioni 224
  • Playlist 38
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Il racconto dei racconti

di GIANNISV66
7 stelle

 “Lo cunto de li cunti ovvero lo trattenemiento de peccerille” è una raccolta di fiabe opera del letterato campano Giambattista Basile, vissuto a cavallo tra la seconda metà del cinquecento e la prima parte del seicento.

Ovvero proprio nell'epoca in cui prese forma e si affermò lo stile architettonico e pittorico denominato barocco. Ora questa può apparire come una notazione puramente scolastica, e invece è fondamentale per capire lo spirito che anima l'ultimo lavoro di Matteo Garrone, che può essere definito in estrema sintesi proprio con questo aggettivo: barocco.

Un tripudio di immagini, movimenti, contesti fiabeschi e luoghi incantati che affiancano e fanno da sfondo al terzetto di vicende che corrono parallele sullo schermo, sotto gli occhi dello spettatore che finisce così per venire ammaliato dal forte immaginario messo su dal regista e captato da una narrazione che a dire il vero non corre in maniera così fluida.

Il Racconto dei Racconti impressiona notevolmente per la bellezza della confezione e per l'accuratezza dell'ambientazione; chi ha parlato di una via italiana al fantasy tuttavia, almeno a parere dello scrivente, ha preso un bel granchio.

Garrone pesca piuttosto dalla tradizione letteraria italiana, o meglio di una parte ben precisa, quel meridione selvaggio e un po' isolato che veniva visto con una certa curiosità dal resto d'Europa, avvolto in un alone di magia e mistero, luogo geografico in grado di suscitare fantasie esotiche e ben lontano dai degradi sociali cui purtroppo è andato incontro, soprattutto (duole dirlo) dopo l'unità nazionale, e che ne hanno leso l'immagine.

Basile redasse la sua raccolta di fiabe con lo scopo soprattutto di intrattenere gli adulti, e non certo i “piccirille” di cui si fa menzione nel titolo, il regista ricalca in qualche misura quelle orme e cerca di stupire un pubblico adulto, non certo torme di adolescenti.

 

Raffinato, ben costruito, e per di più con la partecipazione di un cast di respiro internazionale, tuttavia il prodotto finale paga lo scotto di una certa eccessiva ricerca di accuratezza nei particolari. Si è già fatto cenno al fatto che non sempre la narrazione risulta scorrevole, aggiungiamo che talvolta si ha l'impressione che la ricerca della bella confezione risulti privilegiata rispetto al saper agguantare l'attenzione dello spettatore con la costruzione delle vicende, e il rischio di vedere questo film come un bello (e sicuramente riuscito) esercizio stilistico è purtroppo sempre dietro l'angolo.

Eppure a Garrone non manca un buon piglio, e dimostra mano felice nel saper dosare nelle sue storie tratti di ironia mescolati con tocchi da cinema horror. E nelle pieghe fanno capolino interessanti riflessioni di piena attualità: da questo punto di vista la fiaba del principe erotomane che si innamora di una soave voce appartenente in realtà a una vecchia conciatrice è emblematica: da una parte l'ottusa ostinazione con cui la vecchia cerca di riottenere la pelle fresca dei suoi vent'anni, arrivando a farsi scuoiare, cosa che richiama alla mente certe odierne follie della chirurgia plastica; dall'altra la non meno ottusa ostinazione del principe nel cercare di sedurre una donna di cui in realtà conosce soltanto la voce, rimando evidente ad una mentalità dove troppo frequentemente ci si ferma alle prime apparenze. E non si parla solo di fascino e seduzione in un senso ristretto, quante volte vediamo le persone accalappiate da certe sirene senza guardare l'orribile vecchia che si nasconde poco oltre il proprio naso? E non meno interessante risulta pure la fiaba della regina desiderosa di avere un figlio al punto da sacrificare la vita del marito per vedere realizzato il suo desiderio. Regina (interpretata da una affascinante Salma Hayek, a dire il vero un po' ingessata nel ruolo della aristocratica manipolatrice) che cercherà di indirizzare la vita del figlio secondo la sua volontà, alla quale è disposta a sacrificare ogni cosa, scontrandosi però con un destino che avrà in serbo sorprese amare. Anche qui un messaggio piuttosto chiaro ed attuale sulla manipolazione (sociale ma anche scientifica, pensiamo a certe oscenità della genetica) che porta a conseguenze deleterie.

 

In definitiva una pellicola interessante e meritevole, ricca di evidenti riferimenti artistici, cui tuttavia manca il colpo d'ala per spiccare il balzo e diventare un film memorabile. Resta netta l'impressione che, come per il barocco in quanto stile architettonico, anche in questo caso certe esagerazioni stilistiche siano andate ad inficiare il quadro d'insieme. E se lo spettatore da un lato non può non apprezzare la ricchezza dell'immaginario dall'altro subisce lo sconcerto di certe linee un pò troppo avviluppate. Da questo punto di vista siamo davvero di fronte a un film “barocco”

 

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati